Prove tecniche di sinistra Il Pd si aggrappa ai ribelli

I Dem cercano di intestarsi la protesta dei sindaci Sala al leader leghista: «Norme sbagliate, ci ripensi»

Prove tecniche di sinistra Il Pd si aggrappa ai ribelli

Il particolare non sarà probabilmente sfuggito, al ministro dell'Interno. Ma non avendo stavolta interesse, né politico né istituzionale, a buttarla sul piano ideologico, Salvini finora si è limitato a bacchettare i sindaci parlando genericamente di «fenomeni in cerca di pubblicità». Ad andare dritto sul bersaglio, ci ha pensato invece l'alleato Di Maio: «Penso sia solo campagna elettorale di sindaci che si devono sentire un po' di sinistra... ma se vuoi sentirti di sinistra metti mano ai diritti sociali di questo paese, quelli che invece la sinistra ha distrutto in questi anni: pensate come stanno messi male».

Staranno pure messi male, ma dal punto di vista squisitamente politico la clamorosa protesta dei primi cittadini segna probabilmente la nascita di un area di consenso e di rilancio che sarebbe riduttivo ridurre alla «sinistra» (per quanto sia radicale il metodo della disobbedienza civile), avendo trovato proprio sul terreno dei migranti ampie convergenze nell'ambito del cattolicesimo sociale. Così che non si può irridere alla formula trovata, extra legem quanto si vuole, in quanto essa si propone come primo atto forte e vero di una ripresa dell'opposizione (forse ancora imperniata sul Pd che non a caso vuole intestarsi la protesta, o magari su qualcosa di nuovo che verrà a sinistra). Dire, come ha fatto il grillino Sibilia, che la protesta è «un'aspirina alla sinistra defunta» pecca di superficialità, oltre che di arroganza. Il fatto nuovo c'è, e viene espresso sostanzialmente da due fattori, uno formale e l'altro sostanziale. La presenza come promotori dei sindaci di Napoli e Palermo fa di queste «prove tecniche di trasmissione» un qualcosa che mira a cambiare profondamente l'identità del Pd di questi ultimi disastrosi anni. Ed è ancora presto per capire se la partecipazione del renzianissimo sindaco di Firenze, Dario Nardella, stia a indicare il completo dissolvimento del cosiddetto «partito di Renzi» (ovvero della sua capacità di aver seguito), oppure stia solo a indicare un desiderio di protagonismo che trova strade un po' confuse per emergere.

Di sicuro, al Masaniello napoletano De Magistris che sta lanciando su dimensione nazionale il suo «DemA» (Democrazia e Autonomia), si è aggiunta l'esperienza pluridecennale di una vecchia volpe come Leoluca Orlando, capace addirittura di trasformare il «dl sicurezza» in «legge razziale spacciata per sicurezza» («Tutti i regimi hanno iniziato da leggi razziali», ha detto). E l'area che un tempo si sarebbe definita «catto-comunista» pare arrivare a comprendere anche parte degli ex grillini, come il sindaco parmense Pizzarotti, ma anche settori, come il presidente della Camera Roberto Fico, cardini del nuovo potere. Potrebbe essere un primo passo, dunque, verso la «disarticolazione» di M5S, strategia che sono in molti ad aver vagheggiato o pronosticato dentro e fuori il Pd (a cominciare dal primo candidato, Zingaretti). Ecco perciò profilarsi una saldatura con il Pd stordito di questi tempi. Messa in campo dall'ex leader del politically correct, Gianni Cuperlo: «Disobbedire a una legge che nega diritti e dignità alle persone è una scelta di civiltà. L'opposizione alla destra si fa anche così. È giusto stare con i sindaci di frontiera». Il suo ex compagno di staff dalemiano, Matteo Orfini, ne fa un punto programmatico: «Il Pd sostiene la battaglia dei sindaci...». Stessa barricata anche per Martina, per il sindaco bergamasco Gori, l'ormai descamiciado Fiano e persino l'ex premier Letta.

Personalità più moderate, come il sindaco di Milano, Beppe Sala, chiedono intanto di rivedere il decreto, ma evitano di esprimersi sulla disobbedienza civile. Un ritorno al passato di lotta, dunque; non di due anni, ma di cento.

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