Pure Gualtieri confessa: "Il 2021 non andrà bene. E i soldi stanno finendo"

Il ministro: "Il Pil crescerà meno del 6% atteso. Lo scostamento di 32 miliardi sarà l'ultimo"

Pure Gualtieri confessa: "Il 2021 non andrà bene. E i soldi stanno finendo"

«Sussistono rischi al ribasso» per la previsione programmatica 2021 di crescita del Pil che la Nadef stima al 6 per cento. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ieri in audizione dinanzi alle commissioni Bilancio di Camera e Senato per presentare lo scostamento di bilancio da 32 miliardi, è stato costretto ad ammettere che l'andamento negativo del 2020 continuerà a riflettersi sull'anno in corso. «Tuttavia - ha aggiunto - se la campagna di vaccinazione proseguirà secondo le previsioni e se da un lato gli interventi di politica economica definiti dalla legge di Bilancio e integrati dalle misure di sostegno del prossimo decreto, e accompagnati dagli investimenti previsti nel Recovery plan, se tutto questo sarà tempestivamente attuato, il risultato di crescita di quest'anno potrà non risultare molto inferiore a quanto previsto».

Il rapporto debito/Pil 2020 dovrebbe chiudersi, invece, «su un livello inferiore al 158% probabilmente per circa un punto percentuale» ed è atteso «in linea» con questo dato anche nel 2021, se la previsione programmatica del Pil contenuta nella Nadef sarà confermata. Un'ammissione implicita del fatto che il parametro è destinato a peggiorare ulteriormente nel 2022 e che rende ancor più cogente il percorso di «discesa di circa 2 punti percentuali annui nel 2022 e nel 2023».

Ecco perché il ministro ha sottolineato che «nelle intenzioni del governo, questo è l'ultimo scostamento che chiediamo al Parlamento di autorizzare per contrastare la pandemia». Di fatto non ci sono più margini di manovra se si vuole evitare un procedura di infrazione per debito eccessivo a Bruxelles ed è questo il motivo per cui le nuove risorse in deficit saranno, per certi versi, centellinate. Con gli ultimi quattro decreti Ristori, ha ricordato, sono stati disposti «interventi che nel complesso ammontano a circa 18 miliardi nel 2020 e circa 9 miliardi nel 2021». Dunque, è lecito attendersi l'impiego di circa una decina di miliardi di euro per i rimborsi alle attività economiche nel quinto (e forse ultimo) decreto legge.

In particolare, Gualtieri ha rimarcato che «sulle soglie di fatturato» per i ristori alle imprese «non abbiamo ancora identificato la soglia, segnalo che le soglie in altri Paesi sono molto alte, per esempio in Francia dal 50% al 75%, sono favorevole a uscire dal perimetro dei codici Ateco e studiare criteri più generali, ma questo richiede soglie adeguate perché dobbiamo utilizzare risorse che non sono infinite». Il parametro della perdita del 33% di fatturato, pertanto, potrebbe saltare con un focus ai costi fissi o ai casi di grave crisi. Il governo, ha proseguito, valuterà «anche una selettività nella proroga ulteriore del blocco dei licenziamenti in alcuni settori e di tornare alla normalità in settori meno impattati». Con il prossimo decreto Ristori ci sarà «anche un intervento sulla Naspi, parte del pacchetto lavoro» e il finanziamento «di un miliardo e mezzo» per la decontribuzione degli autonomi. Con le stesse risorse si finanzierà parzialmente anche l'iperammmortamento per gli investimenti delle aziende nella «Transizione 4.0». La coperta, è inutile usare eufemismi, è corta.

La maggioranza traballante sulla quale poggia l'esecutivo di Giuseppe Conte non poteva esimere il titolare del Tesoro dal rivolgere

un appello alle opposizioni con l'auspicio, secondo Gualtieri, è che si determini «un'ampia convergenza per consentire uno scostamento di bilancio necessario». Non si possono più fare voli pindarici, è l'ora del realismo.

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