I giudici della Corte d'appello di Brescia hanno dato il via libera alla consegna al Belgio di Maria Dolores Colleoni, 67 anni, moglie dell'ex europarlamentare Antonio Panzeri finito in carcere a Bruxelles, considerato l'uomo chiave del Qatar gate. Accusata di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio, con la figlia - per quest'ultima l'udienza è fissata per oggi - si trova ai domiciliari nella loro casa in provincia di Bergamo, in esecuzione di un mandato d'arresto europeo. Per gli inquirenti belgi le donne sarebbero state «pienamente consapevoli delle attività» di Panzeri, e beneficiarie dei proventi della corruzione. Avrebbero avuto a disposizione una carta di credito che nelle intercettazioni chiamavano «del gigante».
A nulla è valsa la richiesta della difesa di rinvio. I legali si erano opposti alla consegna di Colleoni, «una violazione dei diritti dell'uomo», in quanto ciò presuppone che finisca in carcere. «Una misura più afflittiva - hanno detto i legali, che faranno ricorso in Cassazione - significherebbe violare quando prevede la Corte europea».
Tra Bruxelles, la Grecia e Milano prosegue l'inchiesta del giudice belga Micheal Claise. Si cercano i conti correnti legati a Panzeri, sette quelli già acquisiti dai magistrati milanesi e al vaglio della Guardia di Finanza. Esiti delle verifiche sono attesi anche su un conto in un istituto in Brasile. Una pista sudamericana nel percorso dei soldi che stanno seguendo gli investigatori, perché oltre alla corruzione si ipotizza il reato di riciclaggio. Capire insomma dove sarebbero finiti i soldi. I magistrati stanno vagliando diverse operazioni immobiliari fatte dagli indagati, per capire se alcune siano stati realizzate con le presunte mazzette arrivate dal Qatar. Nell'ordine di investigazione europeo viene indicato ai pm milanesi anche di sentire i genitori di Giorgi, definiti persone «interessate» all'indagine. Come riportato da La Verità, i magistrati belgi si concentrano anche su alcuni trasferimenti di denaro fatti dai genitori di Giorgi dall'Italia al Belgio e serviti per l'acquisto di un immobile a Bruxelles. Possibile che tutti questi atti richiedano l'apertura di un fascicolo di indagine autonomo della Procura di Milano, assegnato al pool guidato da Fabio De Pasquale.
Ci sarebbero poi anche le donazioni ricevute dalla ong fondata nel 2019 da Panzeri, la «Fight For Impunity», da parte dell'Emirato. Secondo la Procura di Bruxelles l'organizzazione sarebbe stata il veicolo della corruzione attraverso cui ricevere i soldi dal Paese del Golfo e destinarli a sua volta. Flussi di denaro si registrano anche in uscita dalla ong. Come quelli destinati all'altro indagato, il sindacalista Luca Visentini, in libertà. Ne avrebbe ricevuti 50mila dalla stessa ong, per mano di Panzeri. Si tratta di denaro «sotto forma di donazione per rimborsare alcuni costi della mia campagna per il Congresso della Ituc (Confederazione Internazionale Sindacati), e che ho trasferito come tale al Fondo di Solidarietà Ituc, per sostenere i costi di viaggio al Congresso per i sindacati», scriveva ieri in una nota Visintini. «Non mi è stato chiesto, né ho chiesto nulla in cambio del denaro e non sono state poste condizioni di alcun tipo per questa donazione».
L'ex commissario Ue Dimitri Avramopulos, finito nella bufera per un pagamento che avrebbe ricevuto dalla stessa ong, «ha ricevuto un'autorizzazione con restrizioni il 3 febbraio 2021» a far parte del board «dopo un'opinione del comitato etico indipendente del dicembre 2020», fa sapere la commissione Ue. «Stiamo verificando se si sia attenuto alle restrizioni previste».
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