Apre Starbucks a Milano, che figata! Almeno così dovrebbe essere, invece no. C'è chi polemizza sui social perché Starbucks avrebbe occupato la sede dell'ex palazzo delle poste, un palazzo storico, e allora? Che problema c'è? La Storia insegna che qualsiasi monumento, anche dell'antichità, a un certo punto è stato adibito ad altro. Perfino San Pietro è stato realizzato smontando pezzi di altri edifici, una colonna qui, un pezzo di tempio là. Ma il problema è quando ci sono di mezzo le multinazionali, perché in quel caso scatta la retorica delle multinazionali. Mai capito perché le multinazionali diano così fastidio, se non nella visione comunista e anticapitalista (sebbene anche quella fascista sia di norma anticapitalista), non per altro ci credevano le Brigate Rosse, le quali combattevano contro il SIM, lo Stato Imperialista delle Multinazionali.
Anzitutto Starbucks, come Apple, McDonald's e tantissime altre multinazionali, danno lavoro a tantissime persone. Che poi si insedino in un posto o in un altro fa poca differenza, soprattutto se quel posto era inutilizzato da anni, come nel caso dell'ex palazzo delle poste di Milano, non è che Starbucks si sia insediato nel Quirinale. Milano in questo è sempre di più la vera capitale d'Italia, capace di attrarre capitali e investimenti e pure Starbucks. Nella maggior parte delle altre città, come Roma, hai per lo più solo il bar italiano, ora a Milano hai il bar italiano e hai Starbucks, puoi scegliere. Nel caso in cui Starbucks non piacesse, chiuderebbe, come ha chiuso Blockbuster, come chiuse Planet Hollywood in piazza Barberini a Roma. Se poi, per assurdo, tutti andranno a prendersi il cappuccino da Starbucks, sarà una scelta democratica, multinazionale o meno. Voglio dire: forse le multinazionali sono multinazionali perché sono anche popolari, altrimenti non avrebbero successo.
E infine, viviamo attaccati alle serie tv di Netflix, dove tutti escono e a un certo punto vanno in giro con un cappuccino nel bicchiere di polistirolo di Starbucks, e io è una vita che sogno di farlo.
Invece vai in un bar italiano, chiedi un cappuccino da asporto, e invece del bicchiere di Starbucks ti danno un bicchierino di plastica che ti scotta le dita con della carta stagnola per tappo, come se fossimo nel Burundi. Dieci, cento, mille Starbucks.
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