È meglio che non si montino subito la testa, i nuovi ostruzionisti. Per quanti risultati portino a casa, restano dei dilettanti. Alle loro spalle, c'è tutta un'epopea che al solo confronto li rende minuscoli. Prima delle ghigliottine e dei canguri, molto prima, in Parlamento c'era gente che usava questa tecnica in modo diabolico e raffinato, si può dire persino artistico. Ostruzionisti non ci si inventa, altro che storie.
Ricostruendo per bene: gli studiosi ritengono che l'inventore dell'ostruzionismo sia addirittura Catone Uticense, capace di parlare per un giorno intero contro la nomina a primo console di Giulio Cesare. Ma anche volendo trovare radici moderne alla sfiancante tecnica d'opposizione, bisogna comunque risalire molto indietro, per la precisione alla tradizione dei Paesi anglosassoni. Il termine obstruction compare per la prima volta negli Stati Uniti, anno 1841. E ad ogni modo il vocabolo normalmente usato in quelle culture è filibustering , che foneticamente presenta un singolare richiamo ai filibustieri, benché non c'entri proprio niente. Solo strane combinazioni. Come la storia del calcio, anche la storia dell'ostruzionismo meriterebbe almanacchi e figurine Panini. Tantissimi, in tutte le epoche politiche, i virtuosi che hanno segnato la loro stagione. Forse la raccolta italiana andrebbe aperta con Enrico Ferri, socialista, che il 7 giugno 1899 parla un'intera giornata contro i decreti del generale Pelloux, autentici bavagli alla libertà di stampa. E risalendo poi nel tempo, moltissimi i nomi, con le più diverse casacche, capaci di ritagliarsi uno spazio nella storia dell'estenuante disciplina, questo vero e proprio sport di fondo che richiede inventiva da frombolieri e resistenza da facchini. Ragguardevoli le imprese di Giancarlo Pajetta negli anni Cinquanta. Ma volendo schematizzare, possiamo tranquillamente dire che anche l'ostruzionismo è segnato da grandi individualisti e da indimenticabili collettivi. Tra i primi, come ha ben ricordato Francesco Ghidetti sul Giorno , il nome che spicca è certamente quello di Giorgio Almirante, patriarca della destra nel Dopoguerra, Maradona immarcabile quando decideva di paralizzare l'aula. Leggendario il soprannome che si meritò in carriera: «Vescica di ferro». Anche in età matura, quando la prostata comincia ad avere problemi di guarnizioni, riusciva a parlare ininterrottamente per dieci ore, resistendo valorosamente all'impellente richiamo. Averne di vesciche così, al giorno d'oggi.
Passando dal talento dei singoli al gioco di squadra, non ci sono discussioni: gli immortali sono i Radicali, più aggressivi e più intensi dell'Olanda di Johan Cruijff e di Ruud Krol, un ostruzionismo a tutto campo senza tregua e senza pietà. Innumerevoli le mitiche prove corali nelle diverse epoche, sempre guidate dall'intramontabile leader Marco Pannella. Alcuni match, da cineteca. Doveroso pescare quello del 1981, per il decreto sul fermo di polizia: 161 ore ininterrotte di interventi, un fiume in piena inarrestabile e travolgente, con Marco Boato che firma la migliore prestazione di sempre, a livello del mare, in totale assenza di vento, 18 ore e 5 minuti. Alle sue spalle, una degnissima spalla: Massimo Teodori, 16 ore e 20 minuti.
Non era un gioco da ragazzi, all'epoca, stabilire certi primati. Quella volta, l'arbitro designato, l'inflessibile presidente di turno Luigi Preti, indimenticabile figura del Psdi, quando il Psdi era il Psdi, arrivò ad armarsi di binocolo per controllare se durante la notte Boato tentasse di sedersi o si servisse di appoggi nascosti, manfrine vietatissime dal regolamento. Di più: gli vietò più volte di bere qualche sorso di un cappuccino, concedendogli soltanto l'acqua zuccherata contemplata dalle norme.
Erano altri tempi, questa la verità.
Era diversa la politica, era un altro ostruzionismo. Ugualmente estenuante, ugualmente esasperante: però serio, però studiato. Mai cialtrone, mai peracottaro. Qualcosa di rispettabile, a modo suo. Possiamo ben dirlo: ogni epoca ha l'ostruzionismo che si merita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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