New York «Ci risulta che il generale Michael Flynn sia sul libro paga dei russi, lo stiamo monitorando, forse è una spia russa; non dargli nessun lavoro alla Casa Bianca, è un tipo pericoloso». Sono le testuali parole che Obama disse di persona a Trump al loro primo incontro alla Casa Bianca, lo scorso 10 novembre, due giorni dopo che il tycoon vinse a sorpresa le elezioni presidenziali. Obama e Trump ebbero un colloquio privato di circa 70 minuti. Tra le tante raccomandazione dell'ex presidente democratico, una delle più importanti riguardava l'ex generale a tre stelle Flynn, uno dei primi e tra i più fidati consiglieri politici di Trump a partire dal dicembre 2015. «Ho licenziato il generale Flynn dalla guida del Defence Intelligence Agency, due anni fa, perché si è rivelato un pessimo direttore, poco affidabile e con un brutto carattere», aveva spiegato Obama al successore, come hanno riferito ieri alla Nbc tre stretti collaboratori dell'ex presidente. Anzi, Obama si spinse oltre: «Ora ci risulta che il generale Flynn abbia contatti ripetuti con alti funzionari russi, forse è una spia perché ha ricevuto somme di denaro dal governo di Mosca; non puoi nominarlo come consigliere alla Casa Bianca, metteresti a rischio la sicurezza nazionale». Trump invece ha preferito fare di testa sua. Per riconoscenza, nominò il generale Flynn consigliere alla sicurezza nazionale, un ruolo così importante che, nella scala gerarchica dei comandi, viene subito dopo il vice presidente. Poi sappiamo come è finita: il 15 febbraio il Flynn è stato costretto alle dimissioni, ufficialmente per aver mentito al vice presidente Mike Pence. In realtà, l'Fbi e il Dipartimento di giustizia hanno colto con le mani nel sacco il generale che, prima dell'insediamento dell'amministrazione Trump, telefonava e si incontrava di nascosto con l'ambasciatore russo Sergei Kislyak per parlare di sanzioni da abolire e di altri argomenti top secret.
Nel frattempo, l'Fbi ha scoperto anche che Flynn era anche un agente del governo turco e nel 2016 ha intascato 550mila dollari affinché si adoperasse per estradare in Turchia il nemico acerrimo del sultano Erdogan, quel Fethullah Gülen che da 20 anni è rifugiato politico in Pennsylvania. Inutile aggiungere che Flynn è ora in un mare di guai: rischia anni e anni di carcere per i suoi affari segreti e ben pagati con il governo russo e con quello turco.
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