«Le piaghe del Pd, la trasmutazione di Conte in leader, la morte prematura dei segretari maschi, la pioggia di primarie e correnti, le tenebre del populismo, l'invasione delle Sardine». Carlo Calenda, fuoriuscito ante litteram, additato come una delle cause di litigi e erosione del consenso nel Pd, paragona i mali del partito alle dieci piaghe d'Egitto, ma dimentica la più insidiosa: l'elevata supplica di Beppe Grillo per diventare segretario del Pd.
Nel giorno in cui le redivive Sardine di Mattia Santori hanno messo le tende davanti al Nazareno per difendere la linea nel momento dell'addio di Nicola Zingaretti, Grillo tenta la scalata al partito. Qualcuno parla di Opa e se lo è, oltre che verde è ostile. Il fondatore dei 5Stelle ironizza, come sempre ha fatto, ma si candida a segretario del Pd, almeno per un anno, propone la data 2050 sul simbolo, proprio come per i 5stelle a guida Conte, e programmi comuni su ambiente e transizione ecologica.
Grillo segretario elevato colpisce il Pd nel punto debole: la crisi con il mondo dei giovani. L'accampamento delle Sardine, che se ne fregano delle normative anti Covid care a Zingaretti, si piazzano davanti alla sede del partito come «salmoni nel pantano delle correnti», dicono di sostenere il segretario ma chiedono spazio e iniziativa fuori dal Pd, è l'altra miccia accesa sotto la poltrona vuota. Il partito si divide tra coloro che difendono la manifestazione coi sacchi a pelo, come il segretario uscente, Laura Boldrini, la presidente Valentina Cuppi (che ha ricevuto e ascoltato le Sardine per 4 ore) e altri come Roberto Morassut che li accusano di cercare solo «visibilità mediatica».
Non così per l'aspirante segretario. Se non ci fosse stata la nascita dei Cinque Stelle e quel che ne è seguito, inclusa la presa di palazzo Chigi, se non esistesse Giuseppe Conte, che da avvocato del popolo ha ottenuto la guida dei 5stelle e conquistato elettori dem, si potrebbe pensare a uno scherzo. Ma i precedenti sono solidi, così come l'intergruppo M5S, Pd e Leu, un'alleanza parlamentare stretta stretta, costituitasi al Senato proprio alla vigilia della nascita del governo Draghi, senza che Zingaretti lo sapesse.
Grillo ha mosso i primi passi in politica puntando al Pd, col Conte bis e a ogni svolta successiva ha impresso una violenta sterzata a sinistra al movimento che andava in altra direzione e nel caos che è seguito alla giubilazione di Conte ha permesso di togliere il disturbo anche al figlio del visionario Gianroberto con la sua Rousseau e il Manifesto controvento. «Io non sono iscritto al Movimento 5 Stelle - recita in video il comico -, non sono riuscito a votare. Mi ero iscritto al Pd qualche anno fa, alla sezione di Arzachena, poi mi dettero indietro i soldi e la tessera, e Fassino fece la sua premonizione dicendo: si faccia un partito».
Adesso Grillo prova il colpo grosso. Sembra fantapolitica come molto di ciò che è accaduto in Italia dal 5 ottobre 2009, data di nascita dei 5stelle, ma il comico genovese sul suo blog invita a prendere la provocazione «seriamente» e il dubbio sul futuro dei dem è il sintomo che la crisi è profonda e dagli esiti imperscrutabili. C'è anche chi dal Pd gli risponde e non solo per mandarlo a quel paese.
Graziano Delrio, capogruppo alla Camera, concorda sulla «transizione ecologica», Tommaso Nannicini gli suggerisce di «iscriversi al Pd e rimangiarsi i vaffa», Enrico Rossi lo invita ad aderire alla «discriminante antifascista». Infine l'ex segretario Matteo Renzi: «L'asse inossidabile Pd- M5S permette a Grillo la provocazione di candidarsi segretario». Elevato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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