È stato Vladimir Putin ad alzare la cornetta. Dopo quattro mesi senza nessun contatto diretto, i presidenti di Russia e Stati Uniti si sono parlati giovedì al telefono e hanno discusso dell'espansione dell'estremismo dello Stato islamico in Medio Oriente, della prossima scadenza per un accordo sul nucleare iraniano, ma anche della questione al centro delle tensioni tra il Cremlino e Washington e Bruxelles: l'Ucraina.
Soltanto poche settimane fa, alla chiusura dei lavori del G7 di Schlòoss Elmau in Germania, che avrebbe dovuto essere un G8 se la Russia non fosse da mesi isolata e sanzionata da Stati Uniti e Unione europea, Barack Obama aveva usato toni duri contro il leader russo, accusandolo di portare il suo Paese verso una crisi economica e di voler ristabilire l'impero sovietico. Pochi giorni dopo, l'Unione europea ha prolungato le misure economiche contro Mosca, denunciando la mancata implementazione degli accordi di Minsk, un cessate il fuoco siglato dalle parti qualche mese fa.
La telefonata è arrivata proprio nel giorno in cui il comando Nato ha riportato il continuo passaggio di munizioni e armamenti dal confine russo verso l'Ucraina. «Il presidente Obama ha ripetuto la necessità che la Russia mantenga i suoi impegni presi a Minsk - ha fatto sapere la Casa Bianca - che includono la rimozione delle truppe e degli armamenti dal territorio ucraino».
La discussione tra i due leader dopo un lungo silenzio sembra aver portato ad aperture: il Cremlino ha fatto sapere che ci sarà un incontro sulla questione ucraina tra il suo vice ministro degli Esteri Grigory Karasin e il sottosegretario di Stato americano, Victoria Nuland, mentre su
come arginare lo Stato islamico - un problema che unisce Washington e Mosca e che è reso ancora più drammatico dagli attentati delle ultime ore - si vedranno presto i capi delle due diplomazie, John Kerry e Sergei Lavrov.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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