Quei consigli di Monti per il partito di Conte. Un altro "disastro"?

L'ex leader tecnico: "Se vuole fondare un suo partito, Conte segua la sua coscienza e si liberi degli imbonitori. Deve mettere in conto di non essere capito e di essere criticato"

Quei consigli di Monti  per il partito di Conte. Un altro "disastro"?

Un partito guidato da Giuseppe Conte? "Se crede, il premier lo fondi pure". A dirlo è Mario Monti, che sa bene cosa significa essere un "leader tecnico" e a cosa si va incontro se si decide di intraprendere questa strada. Per questo, in un'intervista alla Stampa, l'ex presidente di Scelta Civica dà alcuni consigli all'attuale premier.

Il primo è quello di seguire la coscienza e di "capire dove lui vorrebbe vedere l'Italia tra qualche anno, di capire quali rischi secondo lui corre il nostro Paese, che contributo può dare lui all'Italia, che altri non possono dare, e se quel contributo può darlo meglio con un suo partito o in altro modo". Un secondo passo da attuare sarebbe quello di liberarsi del "caravanserraglio di superficialità e di comunicazione imbonitrice senza precedenti di cui è alla guida". Inoltre, Conte dovrebbe anche "mettere in conto di non essere capito e criticato", proprio come è successo all'ex Rettore dell'Università Bocconi.

E infatti, Monti ammette che "qualcosa in comune con Conte c'è": "Siamo entrambi professori, non appartenenti a partiti, abbiamo esordito nella politica direttamente come presidente del Consiglio". La differenza, però, è che l'ex premier non era "un oggetto misterioso": alle spalle aveva "dieci anni alla Commissione Ue, le mie posizioni su politica economica ed Europa erano ben note, e allo stesso modo il mio pensiero politico, visto che mi ero espresso a favore di una grande coalizione per evitare il default e per avviare riforme strutturali per la crescita, ripartendo i sacrifici tra elettorato di destra e di sinistra". Ma le scelte compiute da Monti ne segnarono anche "l'inevitabile impopolarità": così, i partiti, "dopo averle votate per un anno, in effetti, ne hanno preso le distanze col voto del 2013. C'è stato un certo trasformismo postumo, nei partiti di quella coalizione".

Invece, "tra il Conte 1 e il Conte 2 il trasformismo è stato evidente nello stesso premier", che a detta di Monti "ha rivelato doti inattese, in particolare nella politica interna". Il premier "si è dimostrato duttile e resistente dal punto di vista psicologico, accettando durante il primo mandato un ruolo subalterno rispetto ai suoi due Vice, peraltro con gravi conseguenze sulla funzionalità e credibilità del governo", mentre durante il Conte bis, "è stata evidente la sua mediazione costruttiva, oltre alla tenuta psicologica e capacità di decisione nella fase del lockdown". E sarebbero proprio queste capacità ad aver permesso a Conte di aggiudicarsi "un costante aumento della popolarità e della fiducia, nonchè una rispettabilità personale all'estero che all'inizio non era evidente".

La fiducia

potrebbe essere un punto a suo favore. Dunque, a detta dell'ex premier Mario Monti, Giuseppe Conte, se vuole, potrebbe costruire un suo partito, facendo attenzione alle insidie sperimentate dall'ex presidente di Scelta Civica.

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