Quelle pressioni sul Graziano "Questione di vita o di morte"

Il sindaco Di Muro si muove per evitare il blocco del finanziamento per l'appalto per il restauro dell'antico palazzo. Pressing su Graziano, presidente del Pd Campania, perché si rivolga al viceministro Filippo Bubbico

"È questione di vita o di morte...". Biagio Di Muro, all'epoca dei fatti sindaco di Santa Maria Capua Vetere arrestato per corruzione, si rivolge a Stefano Graziano, presidente del Pd Campania (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa), invitandolo a rivolgersi al viceministro dell'Interno Filippo Bubbico (estraneo a ogni ipotesi di reato) per evitare il blocco del finanziamento per l'appalto per il restauro dell'antico palazzo. La circostanza, che emerge da una intercettazione del primo marzo del 2015, delinea ancor meglio la maxi inchiesta su presunte tangenti e infiltrazioni della camorra negli appalti nei comuni del Casertano che sta imbarazzando il Partito democratico e Matteo Renzi.

Per ora le indagini si è concentrata su Santa Maria Capua Vetere e in particolare sul giro di mazzette per la ristrutturazione di un antico palazzo. Presto, però, potrebbe estendersi a numerosi altri Comuni. Lo si evince da quello che scrivono i magistrati nel primo dei capi di imputazione, dove si ipotizzano "rapporti di tipo corruttivo con esponenti politici locali, in prevalenza sindaci del Casertano". Di Muro continua a negare con decisione di aver ricevuto somme di denaro per favorire l'aggiudicazione dell'appalto a due imprese grazie a una gara ritenuta truccata. Per gli inquirenti, invece, l'ex sindaco Di Muro avrebbe versato soldi al dirigente del settore Lavori pubblici Roberto Di Tommaso e a Alessandro Zagaria, che i magistrati ritengono trait d'union tra politici, amministratori e il clan dei Casalesi. Tangenti per complessivi 100mila euro, secondo la quantificazione fatta dagli investigatori.

Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, Di Tommaso avrebbe avuto legami con il clan del boss Michele Zagaria (solo omonimo) interfacciandosi con politici e amministratori locali. I suoi contatti, che sarebbero stati documentati dai carabinieri, con Graziano, hanno portato all'emissione di un avviso di garanzia nei confronti del politico per concorso esterno in associazione mafiosa. Oltre agli incontri, gli inquirenti avrebbero intercettato alcuni contatti telefonici - conversazioni o sms - tra i quali anche espressioni di ringraziamento dell'esponente del Pd per il sostegno elettorale garantitogli da Zagaria. Circostanze che hanno indotto gli inquirenti ad ipotizzare che Graziano abbia rappresentato "uno stabile punto di riferimento politico" per il clan che in cambio avrebbe offerto l'appoggio alle elezioni regionali del marzo 2015. Per gli investigatori "il ruolo istituzionale ricoperto da Graziano consentirà a Di Muro di non perdere i finanziamenti del palazzo Teti Maffuccini".

Di Muro: "Non ti dimenticare Bubbico!"
Graziano: "No stai tranquillo"
Di Muro: "È una questione di vita o di morte..."
Graziano: "Fammi passare oggi, dai Biagio"
Di Muro: "Eh... oggi lo so"
Graziano: "Non mi dire niente che c'è una guerra".

Secondo i carabinieri, "l'intervento di Graziano" sul ministero dell'Interno, che gestisce i beni confiscati, è stato "fondamentale per ottenere il trasferimento del finanziamento" e, di conseguenza, "avere tempi meno stringenti previsti dal precedente capitolo di spesa, scongiurando la perdita del beneficio". "Ovviamente - puntualizzano - tale favore sarà la contropartita per il procacciamento dei voti a favore di Graziano".

L'interessamento di Graziano per evitare il blocco dei fondi e fare inserire il finanziamento in un diverso capitolo non costituisce un illecito. La vicenda dimostra, tuttavia, il forte interesse del sindaco e dell'imprenditore Zagaria, entrambi ritenuti destinatari di tangenti versati dalle imprese che si aggiudicarono l'appalto.

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