Quelle soffiate a "Report" dagli hacker di Equalize

Le carte della Procura confermano i rapporti tra gli spioni e il programma della Rai. La ministra del Turismo: "Delusa da Pazzali, mi ha venduta"

Quelle soffiate a "Report" dagli hacker di Equalize
00:00 00:00

Chiede il pm Francesco De Tommasi a Samuele Calamucci, l'hacker di Equalize: «A proposito di Visibilia, poi lei queste cose gliele ha mandate a Report?». «Sì».

La Procura di Milano toglie il segreto sui verbali di Carmine Gallo, l'ex poliziotto morto il 9 marzo agli arresti domiciliari, e di Calamucci: due dei tre indagati principali dell'inchiesta su Equalize, l'azienda milanese controllata da Enrico Pazzali diventata opificio di spiate, dossier e manovre. I verbali desecretati confermano le indiscrezioni circolate nei mesi scorsi sui contatti tra la trasmissione di Rai 3 e l'azienda milanese.

È Calamucci a raccontare, nel suo interrogatorio dell'11 dicembre scorso, di avere girato a Giorgio Mottola, inviato di Report, il dossier su Visibilia, la società del ministro del turismo Daniela Santanchè. È una conferma che ieri suscita l'amarezza della Santachè: «Con Pazzali sono delusa e incavolata, ci conosciamo di trent'anni e lui mi ha venduta a Report».

Nell'interrogatorio dell'11 dicembre, in realtà, Calamucci non indica in Pazzali il mandante del passaggio di carte alla trasmissione. Ma che sia Pazzali a commissionare il dossier a Calamucci è dimostrato dall'analisi compiuta dai carabinieri del telefono del primo, dove emerge un file del giugno 2023 su Visibilia e una conversazione tra i due in cui Pazzali chiede a Calamucci accertamenti su Negma, un fondo di investimenti in affari con Visibilia.

Ai pm, Calamucci parla dei suoi rapporti con «un mondo parallelo agli investigatori privati che è il giornalismo investigativo, nel giornalismo investigativo c'è un dare per avere». Ma Report che le dava in cambio? «Ogni tanto ci forniva qualche sentenza, non proprio Report, il circuito Cncpnr». Nell'interrogatorio del 16 gennaio Calamucci aggiunge: «Io più volte ho mandato a Irpi Media (un sito di giornalismo investigativo, ndr) e a Report, a una serie di testate, della documentazione quando c'era qualche illecito da far emergere».

Nei verbali di Gallo e Calamucci compaiono ancora pagine e pagine di omissis. Ma quanto si legge è sufficiente per avere conferma della dimestichezza con cui la struttura milanese si muoveva nella zona grigia tra istituzioni e servizi segreti, e delle complicità che hanno consentito a Pazzali di sapere dell'inchiesta a suo carico («una fuoriuscita informativa incontrollata»). Sia Gallo che Calamucci confermano che nella sede di Equalize gli uomini del centro Aise di Milano erano di casa, e che Pazzali aveva rapporti diretti con il generale della Finanza Cosimo Di Gesù, e con altri ufficiali delle fiamme gialle. Secondo Calamucci, Pazzali venne informato dalla Finanza di Milano dell'indagine del pm Paolo Storari su uno strano appalto a Equalize da Banca Intesa. Altri aspetti inquietanti riguardano i rapporti con le istituzioni di uno dei maggiori clienti di Equalize, l'imprenditore romano Lorenzo Sbraccia. Gallo racconta di avere saputo da Sbraccia (che «aveva una casa corazzata a prova di intercettazioni, ci andavano tutti, ci andavano Renzi e Lotti») di un suo incontro con il comandante generale Giuseppe Zafarana alla presenza dell'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Sbraccia temeva di essere indagato, «Legnini l'ha portato da Zafarana, il generale ha chiamato il suo collaboratore e gli ha fatto fare una serie di accertamenti, dopodiché è tornato e ha detto: stai tranquillo». Il 20 dicembre per interrogare Calamucci su questi temi si muove personalmente il procuratore capo di Milano Marcello Viola, il verbale è quasi tutto omissato, appaiono nomi importanti, «non mi ricordo se ha citato Matteo Renzi o Conte». Viola appare incredulo, «questo racconto avrebbe messo assieme pezzi importanti dello Stato». «La loggia Ungheria esiste davvero», dice Calamucci.

L'odore di servizi segreti è intenso. Ne parla anche Antonio Rossi, l'imprenditore che doveva aprire la sede di Londra di Equalize, secondo cui la società aveva «aspetti di accreditamento istituzionale». Lo stesso Rossi racconta di avere fatto per ben sette volte domanda di ammissione nei «servizi», e di essere stato alla fine convocato alla sede degli 007 per un colloquio. «Per correttezza» avvisa Gallo che gli dice: lo sapevo già. La testimonianza di Rossi fa chiarezza sull'episodio legato all'indagine per stupro a carico del figlio di Ignazio La Russa.

È vero che a Pazzali arrivò in sua presenza la telefonata di un «ufficiale dei carabinieri» che gli chiedeva di verificare se a casa La Russa c'era una statua, ma la chiamata arrivò quando ormai la notizia dell'indagine era di pubblico dominio: «Era sicuramente luglio».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica