Per ora non è un vero e proprio asse di alleanza, ma di certo può essere interpretata come una mano tesa non negata al centrodestra. Anzi, una mossa che conferma la volontà di non escludere dai dialoghi per il Quirinale la coalizione formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia che sarà il vero king maker per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica. Allo stesso modo i renziani, per esplicita dichiarazione della deputata Maria Elena Boschi, non intendono sottrarsi dalla partita e così rivendicano il loro ruolo che potrebbe rivelarsi cruciale.
L'asse tra centrodestra e Iv
La capogruppo di Italia Viva alla Camera, nell'intervista rilasciata a La Repubblica, ha promosso l'iniziativa di Matteo Salvini che prima ha sentito al telefono tutti i segretari dei partiti e poi ha lanciato l'ipotesi di convocare un tavolo congiunto tra Natale e Capodanno: "Secondo me è un metodo corretto. Ovviamente, non significa che la Lega dà le carte ma significa che tutti – con pari dignità – devono scegliere l’arbitro dei prossimi sette anni".
Da qui si capisce perfettamente che verso il centrodestra non c'è alcuna preclusione al dialogo. La Boschi infatti ha confermato di essere al lavoro per "una candidatura che ottenga il consenso più ampio". E per farlo bisognerà trovarsi d'accordo soprattutto con i partiti guidati da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ecco perché la sponda tra centrodestra e Italia Viva sarà un tema centrale nei prossimi giorni, quando la partita per il Colle entrerà nel vivo.
L'apertura inevitabilmente sarà motivo di polemiche e discussioni, ma l'esponente di Iv ha sottolineato come il Partito democratico non proprio possa parlare serenamente: "Se Renzi dialoga con Salvini si grida allo scandalo, se Letta e Meloni fanno un incontro al mese va tutto bene". Per il momento comunque non si parla di nomi e, nei fatti, non è arrivata una bocciatura a quello di Silvio Berlusconi: "Dei nomi non parlo. Il metodo è quello di trovare la maggioranza più ampia. Abbiamo le carte in regola per dire che su questa partita saremo seri, determinati, forse decisivi".
Così Letta va in tilt
Le parole della Boschi sicuramente non lasceranno tranquillo Enrico Letta, che invece pare non avere ancora trovato una strategia in vista dell'elezione del nuovo capo dello Stato. In linea teorica la strada potrebbe essere questa: trovare un profilo comune con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, cercare qualche voto nel pozzo del gruppo Misto e provare a portare a casa la partita. Ma le sue intenzioni si schiantano con i numeri del match.
Il centrodestra può contare su 451 grandi elettori che fanno riferimento a Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, Noi con l'Italia e 33 delegati regionali. Il fronte giallorosso composto da Partito democratico, M5S e Liberi e uguali in Parlamento parte invece da 384. A pesare molto è l'enorme mole di addii ed espulsioni dal gruppo grillino. Le altre formazioni di certo non staranno a guardare alla finestra: 43 elettori di Italia Viva, 5 di Azione-+Europa, 6 di Centro democratico, 9 del gruppo delle autonomie-minoranze linguistiche.
Letta indubbiamente punterà a incassare un asse con quanti più schieramenti possibile, ma il suo tentativo di accozzaglia appare già in salita. Innanzitutto perché Italia Viva non esclude il dialogo con il centrodestra e sembra strizzargli l'occhio, a differenza del Pd che - al di là delle dichiarazioni di rito - è ancora immobile.
E poi perché le voci sui possibili franchi tiratori tra Pd e M5S spaventano le mosse di Letta e Conte. Che rischiano di uscire con le ossa rotte (politicamente parlando) da una partita che caratterizzerà i futuri scenari nazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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