A Roma c'è solo una mobilità che funziona: è quella di assessori, deleghe, direttori generali. Certo, anche in questo caso la guida può apparire decisamente incerta. Ieri, per esempio, è stato tutto un accelerare e mettere la retromarcia. Andrea Mazzillo, assessore al Bilancio, era già connesso a WhatsApp alle 7.30 di mattina, ma aspettava le 17.17 del pomeriggio per diramare una nota che diceva: «Preso atto, attraverso una chat, dell'intenzione della sindaca di nominare altri due assessori, uno con delega ai Lavori Pubblici, l'altro con delega al Patrimonio e Politiche abitative, senza avermi neanche informato, ho ritenuto di rimettere formalmente a disposizione della sindaca le deleghe attinenti al Patrimonio già da stamattina. Ciò mi consentirà di concentrarmi, con ancora maggiore impegno, per garantire la solidità dei conti di Roma Capitale, in modo così da consentire alla sindaca di attuare il programma di rilancio della Capitale». Però la nota (ufficiale) è come la Canzone intelligente: dice un po' di tutto e un po' di niente. Intanto Mazzillo, con onestà intellettuale che ormai ai suoi appare un vizio, rivela l'esistenza dell'ennesima chat in Campidoglio, consuetudine già fonte di guai nel caso Marra.
Quindi, per la terza volta in quattro giorni, denuncia il clima che si vive in giunta («senza neanche informami») e rimette a Raggi la delega che lei gli ha già sottratto. Infine spiega perché resta al suo posto. Poi torna su WhatsApp e ribadisce: «Resto al mio posto, il presidio dei conti è una garanzia per la sindaca e per la città tutta».
Intanto Davide Casaleggio è sceso un'altra volta a Roma. Il motivo ufficiale è presentare alla stampa estera la nuova piattaforma Rousseau. La verità è che serve la sua presenza in uno dei momenti più critici di Roma Cinque Stelle. L'input dei vertici del Movimento è trovare il modo di estromettere l'ennesimo assessore, «perché fidatevi, Andrea ha le ore contate», dicono dall'entourage della prima cittadina. Ma si chiedono anche: chi c'è dietro? Perché all'improvviso il più «schierato» tra i componenti della giunta cambia radicalmente atteggiamento? È cercando questa risposta che i vertici grillini hanno deciso di «congelare», ma solo per qualche ora, la cacciata di Mazzillo. Lui, in nome della fedeltà al Movimento, ripete di voler restare al suo posto. Resiste, anche alla nomina di Paolo Simioni, nuovo presidente Atac, indicato da Massimo Colomban, il collega più sgradito al titolare del Bilancio. L'assessore, in fondo, ha fatto solo una critica di natura politica, per questo un'epurazione avrebbe avuto un senso nell'Unione delle repubbliche socialiste e sovietiche, decisamente meno in quel che resta della Repubblica italiana.
Pazienza, il metodo Cinque Stelle funziona così, manca solo un pretesto, ma già nel pomeriggio di ieri il modo per far fuori il dissidente appariva chiaro: «Basta leggere l'intercettazione con Raffaele Marra». È stata pubblicata ieri da Repubblica. L'assessore chiede di modificare il bando sul ragioniere generale, vorrebbe un uomo di fiducia.
E Marra, non Mazzillo, in un colloquio con il suo vice Gianluca Viggiano, sostiene «già lo sappiamo, vuole uno in comando che arriva da Brescia». L'assessore che ora chiede competenze romane, vuole un collaboratore bresciano? Comunque, alla fine, il ragioniere generale arriverà da Rimini.È tutto un viavai, nel fango di Roma.
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