La Rai assume col trucco. Ora tutti sono "artisti"

Nel nuovo codice aziendale chiunque può rientrare nella categoria e aggirare così il tetto ai compensi

La Rai assume col trucco. Ora tutti sono "artisti"

Cos'è l'arte? Chi è un artista? Letteratura e filosofia si sono interrogate per secoli, ma bastava chiedere alla Rai. Artista è chi l'artista fa, direbbe Forrest Gump e sarebbero d'accordo i vertici di Viale Mazzini, che nel risolvere la difficile questione posta dal ministero dello Sviluppo economico per distinguere chi offre una prestazione artistica (e quindi può ricevere uno compenso da nababbo) dal semplice travet della tv di Stato (a cui applicare il tetto di legge a 240mila euro), hanno risposto come lo svitato del film di Robert Zemeckis. Praticamente tutti, eccettuati forse gli uscieri e gli addetti alle macchinette del caffè di Saxa Rubra, ma non è detto. Anche loro, infatti, potrebbero rientrare nella vaghissima categoria di «attrazioni», che secondo il codice appena stilato dalla Rai, permette di meritare il titolo di artisti e di essere quindi pagati senza badare ai limiti di legge per le aziende pubbliche. E, per sovrapprezzo, aprire le porte delle assunzioni: tanto sono artisti, mica impiegati.

Il documento riservato che Viale Mazzini ha inviato alla Commissione di Vigilanza per chiudere la vicenda dei tetti agli stipendi Rai, si potrebbe riassumere così: paghiamo chi ci pare quanto ci pare. Il tutto, però, sotto forma di «Piano organico di criteri e parametri per l'individuazione e remunerazione dei contratti con prestazione artistica», con tanto di paragrafi e allegati A e B. Ma alla fine, quali contratti potranno essere remunerati a colpi di milioni di euro, in quanto artistici? Ecco la risposta della Rai, stile supercazzola di Tognazzi: «Possono considerarsi di natura artistica le prestazioni in grado di offrire intrattenimento generalista ovvero dì creare/aggiungere valore editoriale in termini di elaborazione del racconto nelle sue multiformi declinazioni (intrattenimento, sport, musica, scienza, sapere, spettacolo, ecc.) coerentemente all'obiettivo generale di servizio pubblico». Tradotto? Che significa «creare valore in termini di elaborazione del racconto nelle sue multiformi declinazioni» compreso l'eccetera? Quali presentatori, giornalisti, comici, commentatori sportivi, rientrano in questa definizione? Tutti e nessuno, quindi la Rai deciderà a piacere.

Viale Mazzini fa lo sforzo di circoscrivere la prestazione artistica ad una serie di categorie, tuttavia assolutamente generiche: «Conduttori, registi, attrazioni, autori, coreografi, direttori artistici, ballerini». Il piddino Michele Anzaldi (Vigilanza Rai) fa l'ironico: «Mancano solo gli animali ammaestrati». Il deputato renziano in Vigilanza ha portato anche una risoluzione per impedire i conflitti di interesse tra agenti e artisti in Rai, escludendo che un conduttore vedi Fazio possa fare anche il produttore di se stesso vedi Fazio -.

A proposito. Nel piano riservato della Rai si sbandierano tagli: «Le prestazioni unitarie maggiormente onerose si traguarderà una progressiva riduzione superiore al 10% del compenso», si legge, tanto che «le prime serate potrebbero al massimo essere valorizzate al 70% degli attuali compensi». Ma occhio alle date. Il documento è stato trasmesso al Parlamento tre giorni fa, ma è datato 15 giugno 2017. Ebbene, pochi giorni dopo aver scritto che la Rai si impegnava a tagliare del 10% (e oltre) le «prestazioni maggiormente onerose», il contratto di Fazio è stato rinnovato sì, ma al rialzo, da 1,8 a 2,8 milioni l'anno.

Come se non bastasse, a far capire che è finito tutti a tarallucci e vino, si specifica che «il piano è soggetto a rivisitazione annuale» e che «in un'ottica di prioritario interesse aziendale eventuali casi eccezionali potranno formare oggetto di deroga».

Il tetto agli stipendi delle star Rai è già una bufala, un cavillo si trova sempre. A Viale Mazzini sì che sono artisti in questo.

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