Rapinatore beffa il Parlamento Svaligiata la banca degli 007

Arrestato dopo un'ora, aveva una maschera da diavolo e un taglierino: «Sono disperato, non riesco a pagare le bollette». Il bottino: 11mila euro

Rapinatore beffa il Parlamento Svaligiata la banca degli 007

RomaRapina in Parlamento e il rapinatore non è un deputato. Se è vero che per una volta viene sfatato un luogo comune, lo è altrettanto che i palazzi istituzionali sono vulnerabili al pari di tutti gli altri. Ieri un trentottenne armato solo di un taglierino e della sua disperazione è riuscito a rapinare la filiale del Banco di Napoli di Palazzo San Macuto, sede dell'Antimafia, delle commissioni bicamerali d'inchiesta del Parlamento e del Copasir, l'organo di controllo dei servizi segreti.

Il colpaccio è stato messo a segno in uno degli edifici più presidiati della capitale. In barba a decine di agenti delle forze dell'ordine, l'uomo, che lavorava nella mensa interna della sede istituzionale, ha tolto la divisa e ha indossato la maschera da Diavolo. In pochi attimi si è trasformato da barista in rapinatore e ha messo a frutto il suo primo giorno di ferie. Quella che passerà alla storia come la rapina-lampo del bandito solitario, capace di assaltare in tre minuti San Macuto, però, è stato un successo solo a metà. Due ore dopo, infatti, il protagonista è stato arrestato. L'allarme è scattato alle 9.20 quando un malvivente, con il volto nascosto da una maschera da Demonio, di quelle usate a Carnevale, si è introdotto nella banca e, dopo aver strattonato la cassiera, si è fatto consegnare il bottino, circa undicimila euro. Poi è fuggito guadagnando l'uscita secondaria, quella in via del Seminario, e si è dileguato per i vicoli del centro storico di Roma, a bordo di un'auto parcheggiata poco distante.

Ma è stata proprio la sua sicurezza e la conoscenza perfetta del luogo da rapinare, che ha portato gli investigatori sulle sue tracce. Gli uomini dell'Ispettorato generale della Polizia di Stato di Montecitorio hanno capito subito che il bandito aveva perfetta padronanza dell'edificio. Per scappare dall'ingresso secondario, infatti, il rapinatore era stato costretto a fare un lungo giro per i corridoi, salendo e scendendo dal quinto piano. Un percorso che gli stessi portaborse, spesso, non conoscono. Ma c'è di più: gli ingressi di San Macuto, come tutti quelli degli altri palazzi della Camera, sono presidiati dagli assistenti parlamentari che sottopongono chiunque entri ed esca a rigidi controlli di sicurezza. Inoltre per accedere a queste sedi bisogna essere accreditati.

In prima battuta, comunque, la rapina ha suscitato stupore e paura tra i dipendenti ancora in servizio, che hanno visto decine di uomini della scientifica arrivare sul posto per i rilievi di rito, mentre i colleghi della sicurezza sbarravano l'ingresso usato dal malvivente per dileguarsi, lo stesso utilizzato dai fornitori della mensa, collocata all'ultimo piano dell'edificio. Questo dettaglio ha insospettito gli inquirenti, che poco dopo hanno stretto il cerchio attorno al rapinatore-barman. Il suo volto era stato anche immortalato dalle telecamere interne, che lo hanno sorpreso mentre toglieva la maschera rossa e l'abbandonava in uno dei corridoi uscendo da San Macuto.

L'uomo è stato poi riconosciuto anche da alcuni commessi, gli stessi che spesso lo avevano visto al di là del bancone della mensa. Ed è stato gioco facile per gli investigatori, che lo hanno arrestato attorno alle 11.30 in un ufficio postale di Montesacro, dall'altra parte della città, dove aveva appena fatto un bonifico da 4mila euro a favore della moglie. «Non avrei mai voluto farlo, ero disperato - ha detto con le lacrime agli occhi ai poliziotti che gli stringevano le manette attorno ai polsi - non ho i soldi per le bollette e non arrivo a fine mese». La maschera da Diavolo non c'era più, il coraggio da leone era scomparso.

Al loro posto la polizia aveva davanti un uomo di 38 anni, sposato e padre due figli, l'ultimo di pochi mesi, in terribili difficoltà economiche, che lavorava da qualche tempo come dipendente di «Milano 90», una società esterna di servizio per la Camera, con un contratto di solidarietà al 50 per cento. In tasca il trentottenne aveva altri settemila euro di bottino e oggi sarebbe stato il secondo giorno di ferie. Ma in vacanza non andrà.

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