Recovery, il governo va sotto. Sul decreto pensa alla fiducia

Esecutivo battuto in commissione su un emendamento della Lega. Testo in Aula, via libera entro il 30 luglio

Recovery, il governo va sotto. Sul decreto pensa alla fiducia

È arrivato il grande giorno. Approda oggi in aula a Montecitorio la discussione sulla governance per la gestione dei fondi del Recovery. La regia è affidata a Palazzo Chigi e Mef, con il coinvolgimento dei singoli ministeri, in base ai progetti in corsa, ma anche degli enti locali convenuti di volta in volta. Per quanto riguarda la valutazione nel sistema di controllo e monitoraggio degli interventi si auspica un ruolo attivo del Parlamento, attraverso la trasmissione di relazioni periodiche da parte del governo. Altro obiettivo riguarda la necessità di stringere i tempi per l'approvazione e il passaggio al Senato in vista della scadenza del 30 luglio e della chiusura estiva: per evitare trappole il governo è deciso a porre la fiducia. Insomma si farà in modo che non sia una corsa a ostacoli malgrado il governo in commissione, anche ieri, sia stato nuovamente battuto alla Camera durante l'esame degli emendamenti al dl Recovery: i deputati, compresi quelli del Partito democratico, hanno approvato una proposta di modifica presentata dalla Lega al pacchetto dei relatori sul dissesto idrogeologico che rende necessaria l'intesa con «il presidente di ciascuna regione territorialmente competente» da parte del ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, nella predisposizione dei decreti attraverso cui mettere in campo «gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e i rispettivi cronoprogrammi». L'esecutivo la scorsa settimana era stato battuto sempre in commissione sulle opere green. Sul punto, Cingolani ha smentito l'ipotesi di dimettersi, ma avverte: «Se non sarò utile me ne andrò: è ovvio».

Adesso starà ai deputati vedersela con la staffetta per l'organizzazione e la ripartizione delle competenze dopo che il 13 luglio scorso il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato definitivamente approvato con decisione del Consiglio europeo in relazione a ciascun investimento, riforma, precisi obiettivi e traguardi. Tutti cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si lega l'assegnazione delle risorse su base semestrale. Ed ecco che tra le principali novità si ravvisano, dall'ultima bozza circolata, alcune modifiche senza troppi stravolgimenti: non passa l'ampliamento del cosiddetto superbonus, ma viene riformulata la Cila (la comunicazione di inizio lavori asseverata) per richiedere la residenza in caso di acquisto di immobile oggetto di interventi. Un'ulteriore semplificazione riguarda anche i casi di violazione. Il governo ha già specificato che, di un eventuale allargamento ed estensione nel tempo del 110%, si parlerà in autunno con la legge di bilancio. Nulla di fatto per l'innalzamento dei limiti del 5G. La proposta di modifica, presentata da Italia Viva, alzava i limiti all'elettrosmog in Italia da 6 volt/metro, come è oggi fino a 61 volt/metro, adeguandoli così agli standard degli altri Paesi europei. Si arena anche la proposta di inserire il Ponte sullo Stretto tra le opere a procedura semplificata e accelerata previste nella lista del dl Recovery. L'emendamento a prima firma Stefania Prestigiacomo, da principio accantonato, non ha superato l'esame delle commissioni Affari costituzionali e Ambiente.

La sottoscrizione dei referendum e delle proposte di legge popolare potrà infine avvenire anche attraverso le firme elettroniche qualificate, come Spid e carta d'identità elettronica. La norma è retroattiva e vale dal 1° luglio.

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