Salerno ha voltato le spalle al “suo” sceriffo. Le urne del referendum sono state amarissime per Vincenzo De Luca che si ritrova con la dèbacle in casa: in città, il “no” vince con il 60%, percentuale che in provincia aumenta ancora superando il 65%.
Eppure De Luca ci teneva moltissimo a vincere e in questa campagna elettorale c’aveva messo la faccia. Per la prima volta, da più di vent’anni, ha perso a Salerno. Il dato delle altre province campane, poi, completa il disastro elettorale: a Napoli, il “sì” non s’è smosso da uno striminzito 30%, come a Caserta. Sconfitta senz’appello pure a Benevento e Avellino. Nel complesso la Campania, che secondo la contestata dichiarazione di De Luca intercettata durante l’incontro coi sindaci avrebbe dovuto ringraziare e premiare gli investimenti del governo e sulla cui lealtà Renzi avrebbe messo la mano sul fuoco fino alle 22.59 di domenica sera, ha alzato un muro contro la riforma costituzionale. E il “no” ha convinto più di 1,8 milioni di elettori. In percentuale, si parla del 68,5%.
Dal quartier generale di De Luca, però, non c’è ammissione di sconfitta. Almeno, nessuno arriva a riconoscere che il governatore sia coinvolto nel tracollo del sì. Ha parlato il figlio dell’ex sindaco di Salerno, Piero De Luca, a cui il Pd aveva affidato la responsabilità e il coordinamento regionale dei comitati per il sì.
“È stato un voto politico contro il premier – ha detto De Luca jr -, purtroppo non è riuscito a passare il messaggio di rinnovamento di questa riforma”. E, come riporta il Mattino, ha analizzato anche il dato cittadino: “Su Salerno ha spirato il vento nazionale, la città si è allineata. Le polemiche? Non c’entrano nulla”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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