Niente fretta, d'ora in poi si voterà anche di lunedì. A deciderlo il governo grazie ad un decreto ad hoc. La prima occasione per recarsi al seggio saranno le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio fissate per il prossimo 12 e 13 febbraio. «Un provvedimento dettato dall'esigenza di agevolare la maggiore partecipazione possibile dei cittadini alle consultazioni elettorali, anche in considerazione del crescente fenomeno dell'astensionismo», fanno sapere da Palazzo Chigi. Un punto a favore di Matteo Salvini che scalpitava (già ai tempi del governo Draghi) affinché si votasse anche di lunedì fino alle 15. Un modo per non perdere voti. Niente «Election day» all'americana, dunque. D'altronde è o non è un governo sovranista?
Ma se da un lato il leader del Carroccio porta a casa il punto dall'altro, invece, ne perde tre. Antonello Formenti, Federico Lena e Roberto Mura tutti consiglieri regionali lombardi. Gli ormai ex leghisti, infatti, hanno deciso di abbandonare il capitano Salvini insieme alla sua nave per salire a bordo del barchino di Umberto Bossi e del suo nuovissimo «Comitato del Nord». Una scissione in salsa padana. Anche se piccola. Almeno per ora. I tre «traditori» (così definiti dalla Lega) hanno costituito perfino un nuovo gruppo consiliare in regione «Comitato Nord» con tanto di simbolo e chiesto anche un incontro con Bossi. A corredo del nome «Comitato Nord» i colori tipici della Lega, il verde, il giallo e il blu. Un logo nostalgico che ora potrebbe attirare a sé altri leghisti tradizionalisti e, magari, malinconici vogliosi di recuperare dal cassetto la vecchia ampolla con l'acqua del Po e cantare il Va, pensiero di Verdi alla prossima festa dei popoli padani. Con tanto di bandiera e urla secessionistiche. L'ultima risale al 2015. Un duro colpo per Matteo Salvini che preferisce non proferire parola.
E mentre in Lombardia resta da capire quali saranno le liste in sostegno di Attilio Fontana e, soprattutto, se ci sarà anche il nuovo «Comitato del Nord» legato alla corrente di Umberto Bossi, nel Lazio la partita è ancora aperta. A Giorgia Meloni l'onere e l'onore di scegliere il nome più adatto. L'importante è fare la scelta giusta. «Non uno sprovveduto alla Michetti, ma un politico conosciuto», è il messaggio chiaro che arriva dagli alleati di governo che non staranno a guadare. Chi ha le idee chiare è Giuseppe Conte. Almeno sembra. L'avvocato del popolo pare avere già stilato una piccola lista di nomi. In prima linea Luisella Costamagna e Bianca Berlinguer, due giornaliste e conduttrici Tv. Ed è proprio per questo che non poteva mancare il commento di un maestro del piccolo schermo, Maurizio Costanzo. A Un Giorno da Pecora su Rai Radio1 rispondendo alla domanda se è una buona idea candidarle ha detto: «Può fare quello che preferisce» (in riferimento a Conte, ndr) «Con la Costamagna ho lavorato anni fa ed è una bravissima giornalista. La Berlinguer la conosco ma non ci ho mai lavorato. Certo, il nome potrebbe attrarre». Dice Costanzo che, però, confessa: «Tanti anni fa mi volevano candidare per il ruolo di sindaco di Roma, ai tempi di Fini, ma io ho detto No grazie. Non mi andava, ognuno faccia il suo mestiere». Una sorta di messaggio/consiglio alle colleghe? Non è dato sapere.
Un fatto è certo, Conte pesca fuori dal suo Movimento, tra la società civile e questo non piace molto ai suoi che, contrariati, smentiscono.
Un big del Movimento interpellato ci dice: «Non credo proprio che saranno loro le candidate». L'assillo di Conte (consapevole di perdere) è quello almeno di superare il Partito Democratico. Cosa difficile. Ma si sa, l'importante è partecipare.
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