Le Regioni scalpitano, il governo in affanno prova a rincorrerle. Non volano schiaffi istituzionali, ma poco ci manca. Il governo assicura che «non sta dando schiaffi a nessuno». «Non c'è una deliberata volontà di penalizzate aree del Paese a discapito di altre» ha garantito ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
E in effetti, il sospetto che in molti si è insinuato dopo la conferenza stampa dell'altra sera è proprio questo: che nel disegnare i colori delle varie regioni abbiano influito condizionamenti diversi dai dati, o dati ormai vecchi. Proprio di «schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi» aveva parlato il governatore Attilio Fontana, subito dopo gli annunci di Conte, obiettando che «comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all'ora di cena, che la nostra Regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile». E a rendere il tutto «ancor più incomprensibile» - per Palazzo Lombardia - è l'impiego di dati vecchi che non tengono conto della evoluzione del quadro epidemiologico. Lo ha ribadito anche ieri Fontana, ospite di Canale 5. «Avevo chiesto che fossero presi in considerazione quelli della settimana scorsa - ha scandito in pratica - invece sono stati usati i dati di quella precedente».
L'insofferenza delle Regioni monta e si allarga. «Non meritiamo un isolamento che ci può essere fatale», sbotta Nino Spirlì, che dopo la scomparsa di Jole Santelli è presidente facente funzioni della Regione Calabria, altra zona rossa. «Altre Regioni, con dati peggiori dei nostri - spiega - sono state inoltre inserite nella zona arancione e hanno evitato, e ne sono felice, la chiusura. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali il governo ha deciso la vita o la morte di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una Regione come la Calabria».
Il presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha avanzato invece un appello un po' rituale alla responsabilità e all'unità, ma non al centralismo. Anzi, «siamo preoccupati» - ha detto - «del dibattito su un possibile conflitto e sulle sue conseguenze che potrebbero portare a spinte centraliste che non sono la risposta in questa crisi sanitaria». Parlando alla Camera, il ministro Speranza ha garantito che «in tutte le fasi del nostro lavoro c'è stato il pieno coinvolgimento delle istituzioni scientifiche cosi come delle Regioni». Intanto l'assessore regionale Giulio Gallera ha escluso che la Lombardia possa ricorrere al Tar contro le zone governative. Ma Fontana ha fatto sapere che intende chiedere al ministro un allentamento per alcune province. E che intende farlo anche prima dei canonici 15 giorni previsti, visti appunto i dati da aggiornare.
Però, con una giravolta, il sindaco di Milano Beppe Sala si è subito sfilato dal fronte della protesta, accodandosi rapidamente al centrosinistra: «Io non guido nessuna rivolta» ha spiegato, per poi aggiungere un fin troppo ovvio: «Le decisioni del governo vanno rispettate».
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