Mentre gli inviati speciali a Cuba, per lo più progressisti, buonisti e benpensanti, si genuflettono al passaggio delle ceneri di Fidel Castro, un libro-testimonianza di Reinaldo Arenas, «Prima che sia notte», ripubblicato dalla Guanda, sbugiarda i luoghi comuni. Quello dello scrittore maledetto, anticastrista e omosessuale è un atto d'accusa contro chi, pretendendo di rendere omaggio alla storia, passa un colpo di spugna sulle colpe del dittatore comunista.
C'è di più: attraverso il racconto della sua rocambolesca fuga da Cuba nel maggio del 1980, e descrivendo gli orrori che la accompagnarono, Arenas demolisce l'idea che sia il blocco decretato dagli Usa la causa della miseria umana e materiale nell'isola. Arenas riuscì a imbarcarsi dal porto di Mariel, nascondendosi nella turba composita di criminali, squilibrati mentali, spie e mendicanti appositamente selezionati da Fidel per sbarazzarsi di una bomba sociale e accollarne il peso agli Usa.
I soprusi, i pestaggi e gli assassinii che accompagnarono la partenza della carovana, insieme agli insulti organizzati dei castristi, trasformarono l'esilio concesso agli «irrecuperabili» in una via crucis talmente dolorosa da stroncare anche i più robusti. Di quelle sofferenze scrive appunto Arenas: «Prima di farci salire sui battelli, ci divisero in file diverse; in una c'erano tutti i pazzi, in un'altra gli assassini e i delinquenti più incalliti, in un'altra ancora le puttane e gli omosessuali, e nell'ultima giovani agenti della Sicurezza di Stato, che si sarebbero infiltrati negli Stati Uniti».
Rileggere il diario di Arenas, già duramente provato dall'Aids nei giorni della fuga da Cuba, e più
tardi suicida con un'overdose di droga e alcol, equivale ad abbattere le quinte di cartapesta erette in questi giorni all'Avana e dintorni per celebrare il dittatore scomparso, e a gettare invece uno sguardo sulla vera Cuba.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.