Renzi e la politica dell'astensione

Renzi è bravo a promettere ma non a decidere. La scelta lo disorienta. Se si tolgono ombre e maschere c'è il rischio che crolli il castello di slide. Quindi meglio fare l'astenuto

Renzi e la politica dell'astensione

Si astiene sul Muro del Pianto a Gerusalemme. Si astiene sulle sanzioni alla Russia. Si astiene sul taglio alle spese. Si astiene sul debito pubblico, spostando le lancette del tempo e caricando il peso sulle generazioni future, nemmeno fosse un democristiano. Ogni volta che Renzi si trova davanti a un bivio rognoso puntualmente si astiene. Quando non si astiene, invece, la butta in caciara. Il guaio è che questo governo con il passare del tempo sta svelando di non avere alcuna politica, quasi a confermare i sospetti di chi lo giudica solo un comitato di affari, soprattutto bancari. Il condono delle cartelle esattoriali? C'è, ci sarebbe, ci sarà, ma non si sa bene come e su cosa. Equitalia? Muore e riappare da un'altra parte.

Va ancora peggio sui conti. Nessuno ha capito cosa ci sia nella manovra economica, non solo i numeri, che quelli si scoprono sempre alla fine, ma neppure qualche straccio concreto di linea guida che vada al di là delle indiscrezioni da bar. A Bruxelles per ora ha mandato una bozza piuttosto confusa e così tanto per mettere le mani avanti i ragionieri dell'Europa hanno fatto sapere che potrebbe pure partire una lettera di sanzioni all'Italia. Meglio adesso che alla vigilia stretta del referendum istituzionale. L'importante è creare confusione. E quando proprio non si può fare a meno di chiarire in qualche modo le politiche economiche, sociali o estere si palesa un qualche ministro a testa bassa che farfuglia o balbetta. L'Italia non sa cosa dire su Gerusalemme: chiude gli occhi e violenta la storia. Il Muro del Pianto sta lì seicento anni prima della nascita di Maometto. Se i palestinesi ne rivendicano la proprietà e l'appartenenza non è peccato dire che si sbagliano. Non importa se la questione è più complessa e ci sono in gioco sensibilità culturali e rivendicazioni geopolitiche. L'Italia, e Renzi, non possono avallare con il silenzio un falso storico, meglio allora la faccia tosta di certificare la menzogna. È più onesto dell'ignavia di chi si gira dall'altra parte, fischiettando. È da furbi ed è già una cattiva fama che scontiamo in politica estera. Ancora peggio quello che sta accadendo con le sanzioni contro Putin. Qui ci facciamo male da soli, visto che l'Italia è tra i primi tre Paesi al mondo per volume di affari con la Russia. Siamo quelli che ci stiamo perdendo di più.

Ma non sappiamo tutelare, come fanno gli altri, i nostri interessi. Matteo è bravo a promettere ma non a decidere. La scelta lo disorienta. Lo svela. Se si tolgono ombre e maschere c'è il rischio che crolli il castello di slide. Quindi meglio fare l'astenuto.

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