C'è un unico punto su cui sembrano tutti d'accordo: la maggioranza non cadrà sulla giustizia, come sintetizza Silvio Berlusconi: «Purtroppo per tenere in piedi il governo questa riforma peggiorativa passerà ugualmente: tutti i partiti che compongono la maggioranza saranno ugualmente corresponsabili». Eppure, non manca tra i giallorossi qualche ansia sul caso prescrizione. Perché la coalizione resta fragile ed esposta al tira e molla di ricatti incrociati. E, a forza di strattoni, ragionano dalle parti di Giuseppe Conte, non si sa mai che si spezzi la corda.
Ecco perché il premier continua a tenere bassi i toni e a cercare la mediazione, attento anche a evitare forzature che irritino il Quirinale. Si fa strada perciò una mediazione nella mediazione. La maggioranza ha rinunciato a un decreto per blindare la riforma Bonafede approvando il lodo Conte bis (prescrizione dopo il primo grado solo per chi viene assolto). La scelta è caduta su un emendamento al Milleproroghe, che avrebbe due vantaggi: è in dirittura d'arrivo alla Camera e annullerebbe l'emendamento Annibali presentato da Italia viva che fa slittare di un anno la Bonafede. C'è però un problema che il leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio, mette bene a fuoco: «Nel Milleproroghe ci vanno proroghe di leggi non modifiche a leggi: vediamo se arriva il testo, poi ne giudichiamo l'ammissibilità. Di stratagemmi ne abbiamo visti tanti e ne abbiamo già scartati mille».
Certo, alla fine risulterà decisivo il giudizio della Commissione Affari costituzionali, alla cui guida c'è un grillino, Giuseppe Brescia. Ma la maggioranza sta cercando un compromesso che possa evitare un muro contro muro con i renziani. «Sulla prescrizione contrasteremo qualsiasi forzatura istituzionale -, avverte il vice presidente della Camera Ettore Rosato a nome di Italia viva- usare il Milleproroghe per modificare il diritto penale sarebbe uno scandalo». La soluzione studiata dai tecnici sarebbe dunque di inserire il lodo Conte bis in una proroga, che rinvierebbe l'applicazione della Bonafede per un paio di mesi.
Molto meno dell'anno previsto dall'emendamento Annibali, ragionano i manovratori di M5s e Pd, ma Renzi così potrebbe comunque vantare un successo, per quanto effimero. Su questa soluzione, da Italia viva non arriva infatti una bocciatura pregiudiziale. «Vediamo i testi», si limita a dire Rosato.
Il mini rinvio darebbe modo alla maggioranza di consacrare in norma il lodo Conte bis senza forzature procedurali. La complessità della questione costringe alla prudenza e probabilmente a un rinvio, forse a domani, anche del consiglio dei ministri che oggi avrebbe dovuto varare il ddl che dovrebbe rendere più veloce il processo penale, tassello fondamentale di tutta la questione. Il ddl servirebbe anche a consolidare l'appoggio di una parte della magistratura. Ieri, ad esempio, il pm Nicola Gratteri, non ostile allo stop alla prescrizione, ha definito il lodo Conte bis «un compromesso al ribasso», aggiungendo però: «Tutti questi che si ammazzano a gridare contro lo stop alla prescrizione, perché nel mentre non presentano un'alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi?». Dal fronte degli avvocati continua la resistenza alla Bonafede e ai compromessi per salvarla: «Vogliono piantare una bandierina ideologica, demagogica, irresponsabile», dice il presidente dell'Unione delle camere penali Giandomenico Caiazza.
Certo, la partita si potrebbe comunque riaprire in seguito se, come promettono i renziani, presenteranno una proposta di legge
per ripristinare la riforma Orlando. Ma Forza Italia non ha dubbi: Italia viva ha ceduto. «Renzi e i suoi, -accusa Mariastella Gelmini- pur di non far cadere il governo, si presteranno a un ridicolo giochetto parlamentare».
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