Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, racconta a ilGiornale.it come, tra presente, passato e aspirazioni future, vive la sua carriera politica.
Come, quando e perché ha deciso di far politica? Si è mai pentita della scelta fatta?
“Mai pentita. Qualche volta, nei momenti in cui sono stata più sotto attacco, posso aver avuto il dubbio se continuare o meno. Specie, quando ho dovuto decidere se ricandidarmi nel 2018. Ogni volta, però, è stata più forte la voglia di continuare e non darla vinta a chi avrebbe voluto che mi arrendessi. La politica per me è prima di tutto una passione, capitata un po’ per caso nella mia vita mentre lavoravo come avvocato, e fino a che penserò di poter continuare a impegnarmi in modo libero per le idee in cui credo continuerò a farlo, senza risparmiarmi”.
Quanto è faticoso per una donna, in Italia, raggiungere posizioni di potere?
“Direi non solo in Italia, purtroppo, visto lo sgarbo personale e istituzionale nei confronti della presidente della commissione europea ad Ankara qualche giorno fa. Con un uomo non si sarebbero permessi. Certamente ancora oggi è difficile per molti accettare che una donna eserciti il potere in qualsiasi settore. Non a caso, se una donna è forte e determinata il minimo che possano dirle è che ha un pessimo carattere o che è irascibile, mentre ad un uomo direbbero che ha personalità”
Come riesce a conciliare la vita pubblica con la vita privata? È infastidita dai paparazzi?
“Lavoro molto, come prima. Magari, complici anche le limitazioni del Covid che ci impediscono di fare iniziative sul territorio, mi prendo un po’ più di tempo nel week-end rispetto a prima. E spesso mi capita di essere seguita dai paparazzi e qualche volta può diventare imbarazzante. Immagino faccia parte di una fase di iniziale curiosità per la mia vita di coppia che passerà”.
Come ha vissuto, dal punto di vista personale, le vicende giudiziarie che hanno colpito la sua famiglia?
“Mi ha molto colpito l’aggressività di una parte dell’informazione che ha celebrato processi sui giornali o nei talk fin dal primo giorno, condannando mio padre e la mia famiglia. L’odio che si è scatenato sui social, a volte anche in modo organizzato, è stato incredibile. Per fortuna, il tempo ha dimostrato che mio padre non aveva responsabilità sulla bancarotta fraudolenta tanto da essere addirittura archiviato senza nemmeno andare a processo”.
Nel 2016 si aspettava di perdere il referendum? Cosa ha pensato quando ha visto i risultato?
“Fin dall’inizio ho pensato che sarebbe stato difficile, anche quando i sondaggi davano il sì al 70%. Pero’ ci ho creduto fino alla fine, non mi sono mai risparmiata. E anche se abbiamo perso, oltre 13 milioni di italiani hanno votato a favore della riforma. Oggi molti di quelli che si sono battuti per bloccarla riconoscono che era una battaglia giusta per il Paese. Anche il M5S oggi ammette che con la nostra riforma avremmo potuto gestire meglio l’emergenza covid senza tutte queste differenze tra regione e regione”.
Ha sempre condiviso tutte le scelte politiche di Matteo Renzi oppure tra di voi, in questi anni, ci sono stati anche dei momenti di disaccordo e/o tensioni?
“Le più importanti le ho sempre condivise. Poi, in modo molto franco, possiamo aver discusso su alcune cose ma penso faccia parte del tentativo di migliorarsi reciprocamente tra amici e di un sano rapporto politico. In ogni scelta fondamentale, pero’, mi sono sempre trovata in sintonia con Matteo e con la sua visione. Il coraggio e la libertà sono le doti che più apprezzo in lui”.
Cosa pensa delle prime mosse del governo Draghi?
“Noi siamo stati motore del cambio di Governo Conte/Draghi e pensiamo che sia stata una scelta giusta per il Paese. Basta vedere la reazione dei mercati all’arrivo dì Draghi: il valore delle nostre aziende in Borsa è aumentato e lo spread è sceso facendoci risparmiare soldi pubblici. Non c’è dubbio che con Draghi ci sia stato un cambio di passo sulle vaccinazioni rispetto al governo Conte con il quale abbiamo accumulato ritardi. Ora però, se i dati continuano a migliorare, dobbiamo pensare alle riaperture non solo delle scuole ma anche di ristoranti e teatri. Mi auguro che il cambio di passo visto sui vaccini, si veda anche sull’economia a cominciare dal sostegno alle imprese”.
La rottura col Pd era inevitabile? In futuro è possibile un riavvicinamento?
“Non ho rimpianti rispetto alla scelta di lasciare il Pd di Zingaretti e dell’asse strutturale con il M5S populista di Grillo. Sulla giustizia, come sul mercato del lavoro o sulle tasse, per fare degli esempi, le nostre posizioni restano distanti da quelle del Pd”.
Quando desidera staccare dai ritmi frenetici della politica, a cosa si dedica? Quali sono i suoi hobby?
“Appena ho un momento libero per me la priorità sono le persone a cui voglio bene, Covid permettendo. Come tutti, mi manca la possibilità di stare di più con la mia famiglia e gli amici, per questo è così importante vaccinarci. Poi amo leggere, fare una corsa all’aria aperta, vedermi un bel film. Nulla di stravagante. Appena possibile mi piacerebbe tornare a viaggiare, mi manca”.
Rimanendo sempre in quest'ambito, perché è una
“Perché al cuore non si comanda! Sono milanista da sempre, da quando avevo 4/5 anni. Lo devo a mio nonno Ivano, unico vero milanista in famiglia e un po’ anche alla mia passione per Paolo Maldini”.
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