"Il risultato in Lombardia e, soprattutto, in Veneto non va minimizzato". Matteo Renzi rompe finalmente il silenzio sul referendum sulle autonomie di ieri e apre a un dialogo tra Roma e il Nord.
"La sostanza è che tanta gente, soprattutto in Veneto, ha votato per dare un messaggio", ha scritto il segretario Pd su Facebook, "E il messaggio non è la deriva catalana o la secessione padana come chiedono pochi invasati. Il messaggio è serio: si chiedono più autonomia e più efficienza, maggiore equità fiscale, lotta agli sprechi a livello centrale e periferico. Non è un caso che nel solo Veneto ieri abbiano detto Sì 900mila persone in più di quelle che hanno votato Lega Nord e partiti autonomisti alle regionali del 2015".
Per questo per Renzi bisogna "prendere atto che in Italia esiste una gigantesca questione fiscale". Così è pronto a salire sul carro di dei vincitori e appoggiare una riforma. "Ridurre la pressione fiscale: questa è la vera priorità", dice rivendicando le misure de suo governo ("Imu, Irap, Ires, 80 euro, incentivi JobsAct), "Ecco perché mi piacerebbe che la prossima legislatura cominciasse con un accordo delle forze politiche per un progetto come quello che abbiamo lanciato noi ("Tornare a Maastricht") che permetterebbe la riduzione annuale delle tasse per una cifra che può variare tra i 30 e i 50 miliardi di euro. Hanno spesso ironizzato dicendo che ridurre le tasse non è cosa di sinistra. Io penso al contrario che oggi la riduzione delle tasse sia un'esigenza di tutti, specie dei ceti più deboli. Farlo nei primi mesi della prossima legislatura è il nostro assillo perché è la vera strategia necessaria al Paese.
Con la prima operazione sulla flessibilità, quella del 2014, abbiamo fatto uscire l'Italia dalla crisi. Con la prossima, quella del 2018, potremo dare gambe alla ripresa. Ma potremo anche rispondere a una domanda di autonomia che non va sottovalutata e che va presa sul serio. Avanti, ma insieme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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