All'indomani della rottura del Patto del Nazareno la maggioranza ha improvvisamente trovato l'accordo per inserire nel provvedimento sull'anticorruzione l'estensione dell'area di punibilità del falso in bilancio. Il reato non sarà perseguibile in seguito a querela di parte nelle società non quotate, ma sarà perseguibile d'ufficio. E non è soltanto questa la conseguenza della fine dell'accordo che, nel corso dell'ultimo anno, ha consentito a Matteo Renzi di realizzare le riforme a lui più care con il concorso indispensabile dei voti di Forza Italia. Dopo la perseguibilità d'ufficio del reato in bilancio sarà la volta delle misure premiali per i collaboratori di giustizia nella lotta alla corruzione, dell'aumento delle sanzioni e dell'allungamento dei tempi della prescrizione.
La tempistica è troppo significativa per non pensare che Renzi ed il Pd abbiano voluto immediatamente vendicarsi per il Patto infranto. E, soprattutto, abbiano voluto lanciare un messaggio intimidatorio fin troppo esplicito per far capire i guai a cui può andare incontro chi si permette di «disturbare il manovratore».
Può essere che il pensar male, come dicevano il cardinal Bellarmino e Giulio Andreotti, sia un peccato. Ma non è affatto un peccato rilevare che le modifiche al disegno di legge sull'anticorruzione tanto invocate da Raffaele Cantone e dall'Associazione Nazionale Magistrati seguono il filo di un disegno strategico, temporaneamente frenato dal Patto del Nazareno, rivolto ad estendere all'intera società italiana la legislazione emergenziale antimafia riveduta e corretta in chiave anticorruzione.
Il governo, in sostanza, ha rotto ogni indugio e ha deciso di avviare una riforma della giustizia ispirata al giustizialismo più estremo. Quello che nell'impostare la lotta contro la corruzione come una riedizione della lotta antimafia trasforma di fatto tutti i cittadini in presunti mafiosi ed attribuisce (...)
(...) definitivamente all'Italia il titolo di terra di mafia.
Il falso in bilancio perseguibile d'ufficio significa esporre ogni singola azienda a quella obbligatorietà dell'azione penale che nel tempo si è tragicamente trasformata in insindacabile licenza per i Pubblici Ministeri di perseguire chiunque. Quale azienda può pensare di operare e di svilupparsi con una spada di Damocle di questo tipo sulla testa? A sua volta l'allungamento dei termini di prescrizione non serve a bloccare le manovre dilatorie degli avvocati nella fase processuale (il 70 per cento delle prescrizioni scatta nella fase delle indagini). Serve più drammaticamente a consentire ai magistrati di tenere aperta ad libitum la fase dell'indagine con conseguenze devastanti sulla vita dei cittadini colpiti dalla presunzione di colpevolezza.
Tenere in piedi il Patto del Nazareno avrebbe bloccato questa tragica deriva giustizialista destinata a trasformare lo stato di diritto in stato di polizia? Niente affatto.
Forse avrebbe frenato, ma non interrotto questa marcia forzata verso lo stato autoritario. Senza Patto si può almeno salvare la coscienza e denunciare la follia emergenziale che stringe alla gola il Paese e rischia di strangolarlo. In nome di una falsa legalità!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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