Roma La prima seduta della XIX legislatura si apre al Senato con una battuta di Matteo Renzi rivolta a Dario Franceschini: «Dario, tranquillo, resterai ministro della Cultura anche con un governo di centrodestra». Il leader di Italia viva, rieletto senatore con il terzo polo, fotografa, mentre prende un caffè alla buvette, il momento di tensione nella coalizione di centrodestra. La partita per la squadra di governo non è ancora chiusa. E lo stallo rischia di rallentare la corsa di Ignazio La Russa verso la seconda carica dello Stato. Poi l'Aula darà un verdetto netto per il senatore di Fratelli d'Italia.
Renzi è il mattatore, la star di Palazzo Madama. Basta un caffè per innescare l'assembramento intorno all'ex premier. Ride e abbraccia qualche «cronista amico». L'ex premier riserva il pezzo forte del suo repertorio al termine della seduta: «Oggi è il compleanno di Marco Travaglio, la mia presenza a Palazzo Madama è il mio regalo. Travaglio era sicuro che non sarei stato più rieletto».
Il veterano, Pier Ferdinando Casini, allarga le braccia e ammette: «Stavamo meglio quando si stava peggio». L'ex presidente della Camera, oggi iscritto al gruppo Pd, cerca di immortalare con la sua massima la fase d'incertezza. Poi va prendere posto accanto a Franceschini.
Il Senato riparte dopo la cura dimagrante. Il colpo d'occhio è forte: i meloniani occupano gran parte degli scranni. I grillini dimezzati. Pochi selfie per le new entry. Stefania Craxi va avanti e indietro per i corridoi. Rincorsa dai cronisti si limita a dire: «Vogliamo garanzie, vogliamo garanzie». Gian Marco Centinaio e Stefano Patuanelli fanno coppia fissa. Preparano il passaggio di consegne al ministero dell'Agricoltura? Carlo Calenda, leader del terzo polo, è emozionato. Il suo portavoce non lo perde d'occhio. È quasi un placcaggio fisico. Però l'ex ministro non rinuncia alle battute. Alle 10 e 30 la seduta inizia. Il premio «scatto dell'anno» va a Isabella Rauti, senatrice Fdi che becca Ignazio La Russa mentre poggia la scheda nel catafalco.
C'è la mamma di un senatore, sprovvista di pass, che reclama: «Voglio vedere mio figlio». I commessi sono irremovibili: «Serve l'accredito, nulla da fare». I posti in tribuna sono infatti garantiti in base alla consistenza del gruppo parlamentare, il M5s ha 12 posti in tribuna, ed è anche stato adibito uno spazio in sala difesa. C'è attesa per i grandi ritorni: Marcello Pera, ex presidente di Palazzo Madama, rientra da senatore di Fratelli d'Italia. Si rivede il sottosegretario Pier Paolo Sileri alla buvette. Altro ritorno in Parlamento è quello di Roberto Menia, eletto con Fdi. In passato è stato deputato del Pdl. Tra le new entry spiccano Carlo Cottarelli, munito di ombrello gigante, e il virologo Andrea Crisanti. Claudio Lotito è un fiume in piena, parla e svela i retroscena sullo strappo di Fi. I collaboratori lo zittiscono. C'è infine chi come Ilaria Cucchi deve rinunciare alla prima: «Gli imprevisti della vita. Avrei voluto stringere la mano a Liliana Segre, stamattina. Sarebbe stato per me il modo più bello di iniziare questa nuova avventura. Ma ci saranno presto altre occasioni». Era a casa con il Covid.
Prima dell'inizio dei lavori Segre costituisce la giunta provvisoria che procede alla proclamazione dei subentranti. Tra cui due big: Maurizio Gasparri e Maria Stella Gelmini. Entrano e si accomodano al proprio posto.
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