Renzi strepita in Europa ma poi firma sempre tutto

Protesta per lo smacco sull'immigrazione, però sigla il patto. I sondaggisti: cerca i voti anti Ue

Renzi strepita in Europa ma poi firma sempre tutto

«A Bratislava abbiamo deciso di offrire ai nostri cittadini la visione di un'Unione europea attrattiva da supportare e a cui affidarsi». E ancora: «Abbiamo tenuto un ampio dibattito sulle priorità per i prossimi mesi». Firmato Renzi. Pochi minuti dopo: «Bratislava doveva essere una grande ripartenza e invece si è conclusa con un documento all'acqua di rose». E poi: «Non si può pensare di fare tutte le volte le solite sceneggiate e poi non cambia nulla». Parole di Renzi, pronunciate in conferenza stampa, sempre a Bratislava. È lo strano paradosso del premier bifronte, che ha siglato con gli altri partner europei il documento finale del vertice per poi dire che non valeva nulla, salire sull'Aventino della conferenza stampa separata, sbandierare il distacco da Francia e Germania.

Sul perché il presidente del Consiglio italiano abbia montato la sceneggiata a favore di giornalisti sono fiorite varie teorie. Da una parte c'è chi dice che non è stato lui a disertare la conferenza stampa, ma Hollande e Merkel a escluderlo, rinnovando l'unico vero asse europeo che conta, quello franco-tedesco. Dall'altra che invece Renzi abbia voluto sbattere una scarpa sul tavolo stile Krusciov dopo che il summit si era concluso senza concessioni all'Italia su economia e migranti. C'è però una terza teoria: con l'appuntamento referendario che si avvicina e con i voti del 2 ottobre in Austria e Ungheria, che fanno presagire altri trionfi dei partiti populisti, Renzi ha solo voluto strizzare l'occhio all'elettorato italiano sempre meno europeista. E su questo punto ieri l'Adnkronos ha interpellato i sondaggisti italiani, da Mannheimer a Piepoli, ricevendo una risposta univoca: dal punto di vista del consenso, è stata una mossa efficace e che sarà condivisa dall'elettorato.

C'è però qualcosa di vero anche nelle altre due teorie. Di sicuro Angela Merkel preferisce che il governo italiano resti nelle mani del leader del Pd che, al di là delle sparate e di qualche furbata sui conti, alla fine garantisce di non creare troppi problemi a Berlino. Lo prova il fatto che, al di là degli strepiti, abbia firmato la dichiarazione di Bratislava, continuando a incassare dei nulla di fatto sull'immigrazione.

Ed è altrettanto vero che la Germania ritiene importante l'asse con la Francia ed è proiettata verso i problemi dell'est Europa, da sempre suo bacino d'influenza, più che quelli del Mediterraneo, di cui vorrebbe disinteressarsi: a Bratislava l'unico stanziamento concreto è arrivato per blindare il confine tra Bulgaria e Turchia. Ieri Renzi è tornato a protestare. Ma Bruxelles sta serena davvero. In periodi elettorali la Commissione si tappa le orecchie, recita un adagio popolare nei palazzi dell'Unione.

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