Prove generali di sfondamento a destra per Matteo Renzi e Italia Viva. Al grido di "mai più con i 5 Stelle", alle elezioni amministrative di ottobre i candidati di Iv si preparano ad abbandonare la tradizionale collocazione nel centrosinistra per guardare ai candidati di centrodestra espressi in particolar modo da Lega e Forza Italia.
Domani, in un'Assemblea nazionale che si prevede incandescente, l'attenzione generale sarà rivolta proprio alla nuova collocazione politica del partito dell'ex premier.
Anche se diversi esponenti di Italia Viva sono pronti a giurare il contrario (come Gennaro Migliore, che dice: "Siamo pronti al confronto senza pregiudiziali"), col nuovo Pd guidato da Enrico Letta, quello del famoso "Enrico, stai sereno", i margini di confronto sono pochissimi. I dem considerano Renzi un traditore visto il suo ruolo giocato nella caduta del Conte-bis, e Letta a suo tempo lasciò addirittura la politica vista la delusione cocente di essere stato sfrattato da Palazzo Chigi proprio da Renzi. In più, l'alleanza Pd-5 Stelle è sempre stata osteggiata dai renziani, sia a livello locale che nazionale.
Insomma, dopo aver picconato la sinistra di ferro, tradito Letta e chiuso per sempre la porta ai grillini, a Renzi restano ben pochi interlocutori politici: i moderati e i sovranisti.
Proprio con loro potrebbero comporsi delle inedite alleanze territoriali per le amministrative, in una sorta di esperimento politico da riproporre magari anche alle politiche (in attesa di capire quando si voterà e soprattutto con quale legge elettorale): i due poli di convergenza più chiari sembrano essere la città di Torino e la Regione Calabria.
Nel capoluogo piemontese Italia Viva è rappresentata dall'istrionico Mimmo Portas, fondatore dei Moderati, parlamentare di Iv ma cane sciolto per antonomasia (non ha votato l'ultima legge di bilancio, né, prima ancora, l'appoggio al Conte-bis). Dopo aver tentato (e fallito) la convergenza a destra a Moncalieri, ora Portas sembra voglia strizzare l'occhio a Paolo Damilano, il candidato "imposto" da Salvini, visto che aveva più volte definito "un disastro" l'esperienza amministrativa di Chiara Appendino, e non sembra aver gradito nemmeno la possibile designazione della grillina Paola Pisano, ex Ministro dell'Innovazione del Conte-bis e madrina dell'inutile App Immuni, come frontwoman dell'alleanza Pd-5 Stelle.
Situazione ancor più ingarbugliata in Calabria, dove Italia Viva aveva già abbandonato la nave del centrosinistra alle scorse Regionali (proprio per via dell'impossibilità di coesistere coi 5 Stelle) e stavolta potrebbe convergere con il centrodestra orfano della compianta Jole Santelli.
Le trattative ci sono, anche se a differenza del caso torinese in Calabria le riserve su un candidato governatore la destra ancora non le ha sciolte, e proprio per questo lo scenario potrebbe mutare in fretta.
Tutto lascia pensare che il nome buono possa essere quello di Roberto Occhiuto, cosentino, capogruppo alla Camera di Forza Italia, anche se l'ipotesi di una conferma dell'attuale traghettatore, il leghista Nino Spirlì, non è mai stata scartata del tutto.
Nel primo caso, Italia Viva potrebbe convergere. Nel secondo, sarebbe più complicato. Ma comunque non impossibile.
Del resto già ad inizio settimana aveva destato scalpore la formazione di un intergruppo parlamentare a favore della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina proprio tra Forza Italia, Lega e Italia Viva, caldeggiato dai due senatori renziani calabresi, Silvia Vono ed Ernesto Magorno, e dal siciliano Davide Faraone.
Interrogato sulla genesi di questa singolare alleanza, Magorno, in vista delle Regionali, aveva invocato "un Draghi per la Calabria": "Serve una figura di spessore, di comprovate capacità e di elevato rigore istituzionale che si ponga alla testa di una coalizione ampia, partecipata e larga".
Un modo per dire che, specie con i due partiti di destra attualmente al governo, Lega e Forza Italia, un'alleanza anche in Regione sarebbe possibile.
Fonti parlamentari vicine agli esponenti di Italia Viva non negano che possa esserci, già da tempo, un serio confronto specie con i colleghi di Forza Italia (col benestare della Lega) per rinsaldare un legame politico che possa portare alla nascita di un progetto comune. L'intergruppo per il Ponte sullo Stretto, in quest'ottica, potrebbe essere stato un primo tassello.
Detro Iv, chiaramente, c'è chi trema solo all'idea. Come lo stesso Gennaro Migliore, o come Camillo D'Alessandro, che aveva già avvertito Renzi: "Una forza riformista come la nostra non può andare a destra". D'Alessandro è non a caso tra i parlamentari di Iv che potrebbero salutare Renzi, come pure Eugenio Comencini e Leonardo Grimani (in procinto di rientrare nel Pd), Mauro Marino e Marco Di Maio.
L'Assemblea di domani servirà per fare la conta, chiarire il percorso che Matteo Renzi ha in mente e studiare una strategia per le amministrative. Nel breve, tuttavia, si traduce in un assunto che pare uno scioglilingua: coi grillini mai e poi mai, con la destra mai dire mai.
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