Che il cammino verso la candidatura a sindaco di Torino potesse essere accidentato lo aveva probabilmente immaginato. Di certo però non si aspettava di finire nel mirino di attacchi così accesi.
Paolo Damilano, imprenditore di primo piano del cibo e del vino, presidente di Film commission Piemonte e membro del comitato organizzatore delle Atp Finals di Torino, dopo un lungo corteggiamento da parte di Matteo Salvini, ha accettato di scendere in campo per il centrodestra all'ombra della Mole. Una candidatura di alto profilo che ha spiazzato molti e gli è valsa, sulla cronaca di Torino del Corriere della Sera, un commento intitolato «Le migliori intenzioni e le compagnie sbagliate» in cui l'editorialista si chiede: «Mi domando con quale stato d'animo l'ex presidente del Museo del Cinema, il colto Paolo Damilano, potrebbe un giorno come sindaco accogliere la pretesa di qualcuno della sua maggioranza di negare il patrocinio del Comune al Festival del Cinema Gay o al Pride. E quella pretesa sarebbe solo l'aspetto più folkloristico di una linea politica, a proposito di certi temi, che ha una sua coerenza e una sua legittimità in democrazia; ma risulterebbe assai scomoda da gestire per il moderno, elegante e misurato sindaco Paolo Damilano, e tanto più per l'imprenditore Paolo Damilano, certo non felice qualora i suoi prodotti e i suoi locali diventassero oggetto di sdegnati boicottaggi».
Un riferimento, quello al possibile boicottaggio, che fa scattare inevitabilmente polemiche e reazioni infuocate. Damilano, parlando come candidato sindaco della lista civica «Torino Bellissima», fa capire di essere rimasto colpito, ma evita di alzare i toni: «Quanto scritto parla da solo e non va commentato. Io continuo il mio lavoro e la battaglia contro il Covid che mi ha colpito nei giorni scorsi. Posso dire che sto meglio e non vedo l'ora di tornare a occuparmi integralmente del lavoro sulle priorità della città in cui siamo impegnati da mesi».
Il leader della Lega scende, invece, in campo per manifestare solidarietà all'imprenditore. «Ho letto e riletto l'articolo ma da domenica a oggi non ho notizia di smentite o precisazioni» dichiara Salvini. «Eppure, parlare di possibili boicottaggi contro l'imprenditore Damilano, colpevole di avere il sostegno della Lega e del centrodestra è un attacco gravissimo che sembra consigliare all'aspirante sindaco di togliersi di mezzo. È inaccettabile per Torino, per la democrazia, per un quotidiano che dovrebbe essere autorevole. Tutta la mia solidarietà a Damilano, uomo libero che ama la sua città e il suo lavoro».
Un invito a chiarire i contenuti e lo spirito dell'articolo arriva dall'assessore regionale Fabrizio Ricca e da due parlamentari leghisti, Elena Maccanti e Alessandro Benvenuto. «Il corsivo può dare l'impressione di voler avvertire Damilano. Se si tratta di una cattiva interpretazione del corsivista vorremmo che fosse l'autore a spiegarlo. In un momento di forti tensioni crediamo che pesare le parole, per evitare che si creino fraintendimenti, sia un dovere di chi fa informazione». Parole di solidarietà arrivano da Maurizio Marrone, assessore regionale di Fratelli d'Italia. «Per ora sono solo chiacchiere noiose, ma in caso qualcuno le prendesse sul serio, ricordo che il boicottaggio in Italia è un reato e lo è anche l'istigazione».
Damilano da tempo è finito nel mirino degli attacchi di Igor Boni, leader dei Radicali e candidato alle primarie del centrosinistra, che lo ha accusato di «non essere estraneo al palazzo» lavorando anche «grazie alle concessioni sulle acque minerali della Regione Piemonte».
Ma soprattutto l'imprenditore ha subito un raid nei vigneti di Barolo dove gestisce la cantina di famiglia e nei due storici locali torinesi che ha rilevato da qualche anno: il pastificio Defilippis e il bar Zucca. Un trittico di atti vandalici che punta evidentemente a creare un clima di tensione.
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