Per Matteo Renzi, il Pd è ormai un capitolo archiviato. L'ex segretario dei dem ha già in mente un nuovo partito, che dovrà ispirarsi ai modelli Ciudadanos in Spagna e «En Marche» in Francia. Renzi, che si tira fuori dallo scontro congressuale, ritorna però sui passi falsi compiuti da segretario: «Il mio errore più grande è stato non ribaltare il partito. Non entrarci con il lanciafiamme come ci eravamo detti. In alcuni casi il Pd ha funzionato, in altre zone è rimasto un partito di correnti». Parole che provocano la risposta stizzita dell'attuale segretario Maurizio Martina: «Dobbiamo cambiare il Pd, più che il lanciafiamme serve ricostruire con ago e filo. Questo è il tema del congresso che deve essere legato sempre di più al Paese. Se uno guarda a come non sono andati i salari in questi 15 anni, c'è un lavoro di ricostruzione fa fare ed è un lavoro che ci riguarda». Per Renzi la partita si gioca ormai fuori dal recinto del Pd. E soprattutto contro il governo gialloverde. Al premier Conte ricorda di essere stato un sostenitore delle riforme renziane.
Tra i democratici, invece, l'uscita di scena del rottamatore e il passo indietro di Marco Minniti hanno rimescolato le carte tra i renziani. Luca Lotti, braccio destro dell'ex premier e tra i primi sponsor dell'ex ministro dell'Interno, è furibondo contro Maria Elena Boschi, accusata di essere stata la vera regista della retromarcia di Renzi su Minniti. Ma non c'è solo lo scontro Boschi-Lotti a dividere i renziani. Ieri, dopo un summit a Montecitorio, a Lorenzo Guerini è stato affidato il mandato per trattare con l'ex ministro dell'Agricoltura. Tra i sostenitori del sì a Martina, Andrea Marcucci e poi Antonello Giacomelli, Alessia Morani, Emanuele Fiano. Ma il fronte renziano si è spaccato poco dopo. Roberto Giachetti e Anna Ascani hanno annunciato, via Facebook, la candidatura in ticket alla segreteria del Pd: «Ci sono state persone - ha spiegato Giachetti - che hanno deciso che il progetto politico che ci sta a cuore sia utile provare a declinarlo con un accordo con Martina, una cosa legittima e che rispetto ma contemporaneamente abbiamo pensato che fosse anche giusto che chi di noi non se la sente di farlo in quel modo possa farlo direttamente, mettendo a disposizione una candidatura che nasce insieme e che andrà avanti in perfetta sintonia e parità.
Proviamo a mettere in campo un'altra opzione che possa parlare alle persone che non se la sentono di fare la stessa scelta che hanno fatto altri amici».In una giornata segnata da polemiche, veleni e caos, è passato quasi in silenzio il ritiro di un'altra candidatura dalla corsa per la guida del Pd: Cesare Damiano ha deciso di appoggiare Nicola Zingaretti.
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