"Report" invoca il silenzio. Ma la tensione in Rai sale

La protesta della redazione: "Nessuna inchiesta pretestuosa"

"Report" invoca il silenzio. Ma la tensione in Rai sale

«Fango», «parole ridicole e offensive», «calunnie che non devono trovare eco», «nessuna inchiesta pretestuosa». È la risposta ufficiale alla lettera anonima saltata fuori in commissione di Vigilanza Rai che mette in ombra il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, accusato da tre colleghe che hanno lavorato o lavorano a Report di relazioni sessuali improprie. Nel mirino c'è anche la redazione, accusata di comportamenti configurabili come stalking e di aver realizzato servizi confezionati ad arte. La replica finisce solo su Dagospia, che in mattinata aveva dato conto della notizia del Giornale. Nel corso di tutta la giornata, però, è stato un susseguirsi di messaggi, telefonate e whatsapp tra giornalisti Rai, ex colleghi di Report e dirigenti di Viale Mazzini. Il nervosismo tra i corridoi è palpabile, anche perché l'Audit invocato ieri da un ignaro Ad Carlo Fuortes si è già messo in moto. «Non possono non approfondire le segnalazioni», dice una fonte interna. Nel mirino c'è Franco di Mare, direttore di Raitre citato da Ranucci nella denuncia del 5 agosto scorso ai carabinieri di Torvajanica perché da lui sarebbe stato convocato qualche settimana prima per chiarire la vicenda. Contattato dal Giornale, al telefono e via messaggio, non risponde. Peccato.
Secondo la recente giurisprudenza denunce anonime e whistleblowing, sdoganati dai grillini al rango di prove, «hanno valore indiziario sul fronte disciplinare». Nessuno mette in dubbio che il primo a doversi difendere da accuse che reputa false è Ranucci, il loro capo, che ieri sarebbe stato avvelenatissimo per l'articolo del Giornale. E il silenzio delle presunte vittime, una delle quali contattata dal nostro quotidiano senza esito, non aiuta a fare chiarezza. Certo, l'imbarazzo maggiore per il conduttore di Report è che le accuse siano uscite fuori proprio nel giorno in cui si ricordano le tante donne vittime di violenza.

E quanto riportato nella denuncia sarebbe così dettagliato che potrebbe essere stata scritta da una delle tre. Per capire cosa è realmente successo ci vorrà del tempo. «Trovare e approfondire le notizie, verificarle oltre ogni ragionevole dubbio e renderle pubbliche è il dovere di ogni giornalista». Lo dicono quelli di Report.

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