Il "ribaltone" della giudice (di Trump). Hunter Biden è una grana per il padre

Il figlio del presidente si dichiara non colpevole. Rischia la cella

Il "ribaltone" della giudice (di Trump). Hunter Biden è una grana per il padre
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L'economia tira, l'inflazione è in costante calo, l'occupazione cresce, il rivale più pericoloso, Ron De Santis, stenta nei sondaggi, mentre quello più «gradito» Donald Trump, è alle prese con infiniti guai giudiziari. Non ultimo, le donazioni elettorali vanno a gonfie vele. Per Joe Biden il vento sembra al momento soffiare favorevolmente, in vista di una non facile campagna per la rielezione. I guai, età a parte, vero tallone d'Achille del presidente Usa, sono tutti in famiglia. Quelli meno seri glieli provoca Commander, il «first dog» della Casa Bianca. Il cane, un pastore tedesco di 22 mesi, è finito al centro delle cronache dopo che sono state rese pubbliche le email in cui funzionari del Secret Service danno conto dell'abitudine di Commander di assalire e mordere gli agenti addetti alla sicurezza di Biden e della sua famiglia. Sono almeno 10 gli «incidenti» incriminati. In un caso, uno degli agenti morsi è finito in ospedale per farsi curare le ferite. Se l'intento del gruppo conservatore Judicial Watch, che ha ottenuto le email grazie alla legge sulla trasparenza dei documenti governativi era dimostrare che Biden non riesce nemmeno a controllare il suo cane, bene: missione compiuta. I Biden, peraltro, coi cani non sono fortunati. Il precedente cane di famiglia, Major, anch'esso pastore tedesco, era stato allontanato per lo stesso motivo.

Guai ben più seri, per il presidente, vengono invece dal figlio Hunter, che mercoledì avrebbe dovuto confermare davanti alla giudice del tribunale federale del Delaware, Maryellen Noreika (nominata da Donald Trump) l'accordo raggiunto nelle scorse settimane con il dipartimento di Giustizia. Un patteggiamento aspramente criticato dai Repubblicani, che hanno puntato il dito contro il presunto trattamento di favore accordato al 53enne figlio del presidente. Hunter Biden si sarebbe dovuto dichiarare colpevole dei reati fiscali che gli venivano contestati - mancato pagamento delle tasse federali sul reddito nel 2018 e 2019 - in cambio di due anni di probation, la libertà vigilata. Biden Jr. si sarebbe dichiarato colpevole anche di un altro reato, il possesso di una pistola nel 2018, che gli era interdetto perché all'epoca faceva uso di droghe. Anche in questo caso, in cambio di un affidamento ai servizi sociali, Hunter avrebbe evitato una condanna fino a 10 anni di carcere. Quella che avrebbe dovuto essere poco più che una formalità, è stata completamente messa in discussione dalla giudice Noreika, che si ha espresso diversi «dubbi» sul patteggiamento, a cominciare dalla garanzia di impunità che era stata accordata a Hunter riguardo ad altri possibili reati finanziari, in particolare i suoi fumosi affari all'estero.

L'udienza si è trasformata in un vero e proprio courtroom drama, con sospensioni, concitate discussioni tra gli avvocati della difesa e quelli dell'accusa, con la giudice sempre più perplessa: «Non sono qui solo per mettere timbri». Alla fine, il patteggiamento è stato rifiutato dalla giudice e il figlio del presidente si è dichiarato not guilty, non colpevole. Accusa e difesa dovranno ora concordare altri termini, per evitare conseguenze serie, tra cui il carcere, al figlio del presidente. Grande imbarazzo per la Casa Bianca, che si è limitata a dichiarare che si tratta di «faccende private».

L'udienza di mercoledì è giunta all'indomani delle dichiarazioni dello speaker repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, che per la prima volta ha aperto alla possibilità di una inchiesta per avviare una procedura di impeachment nei confronti del presidente, proprio per il suo presunto coinvolgimento nelle vicende finanziarie del figlio.

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