Ricciardi: "Il Covid ora non è più buono. È soltanto diminuita la carica virale"

Il consigliere del ministro della Salute contro il manifesto dei 10 esperti: "Il virus è lo stesso, altrove fa ancora migliaia di morti"

Ricciardi: "Il Covid ora non è più buono. È soltanto diminuita la carica virale"

I casi di coronavirus diminuiscono e la sensazione diffusa tra le gente è che il peggio sia passato. Ma gli esperti continuano a frenare gli entusiasmi e ad invitare alla cautela. Tra loro Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all'università Cattolica di Roma e consigliere del ministero della Salute, che insiste sul fatto che il Covid-19 è sempre lo stesso. «Non è il virus a essere diventato più buono, ma probabilmente ha una carica virale minore. Quando si determina una malattia virale non dipende solo dal virus, ma dalla sua capacità di riprodursi in un ambiente umano. Questa capacità è rallentata grazie al distanziamento fisico che inibisce la capacità del virus di raggiungere altri individui e di riprodursi. Ma il virus è lo stesso», spiega durante la trasmissione Agorà su Rai3. Quello che conosciamo e che ha messo in ginocchio l'Italia, anche se adesso ha rallentato la sua corsa, dice Ricciardi, «è lo stesso che fa migliaia di morti in altri Paesi», è «il cattivo di sempre, ma essendo più isolato e rallentato fa meno male, perché un virus da solo fa poco, in gruppo fa moltissimo».

Parlando del documento firmato da dieci scienziati secondo cui chi contrae oggi il Covid-19 correrebbe un basso rischio di aggravarsi anche perché il virus avrebbe una carica virale più debole, quindi meno contagiosa, Ricciardi ritiene che sia sbagliato fare queste comunicazioni all'opinione pubblica che generano confusione. Perché sono osservazioni basate su una casistica limitata che andrebbero fatte tra esperti della materia, ma non comunicate all'opinione pubblica. «Perché - sostiene il consigliere del ministro Speranza - corriamo il rischio, con questi messaggi, di allentare una guardia che dobbiamo invece tenere assolutamente alzata».

Questo quando l'Organizzazione mondiale della sanità esprime preoccupazione per il nuovo aumento dei contagi in Europa, dove la scorsa settimana, per la prima volta dopo mesi, si è registrato in trenta paesi un aumento del numero di nuovi casi settimanali. «In 11 di questi Paesi - ha detto ieri il direttore regionale Oms per l'Europa, Hans Kluge - la trasmissione accelerata ha portato a una ripresa molto significativa che, se non controllata, spingerebbe di nuovo i sistemi sanitari sull'orlo della crisi.

Paesi come Polonia, Germania, Spagna e Israele hanno reagito rapidamente ai pericolosi focolai di Covid-19 associati a scuole, miniere di carbone e ambienti di produzione alimentare verificatisi nelle ultime settimane. Mi congratulo con le autorità. E mi congratulo con le popolazioni che seguono le misure di distanziamento e indossano le mascherine».

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