Via Col di Lana, quartiere Mazzini, ecco un «bravo papà» che risale in macchina dopo aver accompagnato il figlio al suo primo giorno di scuola. Si chiama Giuseppe Conte, lavora a Palazzo Chigi. «Questa mattina all'alba - racconta - mi sono dedicato alla mia bella veste di padre. Quando era alle elementari lo portavo in classe, adesso che è alle medie l'ho lasciato per l'ultimo miglio, che ha percorso da solo». Un po' come la scuola italiana, che è stata lasciata dal governo all'ultimo miglio. Ce la farà a percorrerlo da sola? Riuscirà a «vincere la sfida e ripristinare il diritto costituzionale allo studio», come vuole Sergio Mattarella? A superare «i ritardi», come chiede il capo dello Stato? Laura Azzolina ne è sicura: «È stata dura, però io non ho mai abbandonato la nave. Ora - si commuove - siamo come Ulisse che sta per sbarcare nella sua Itaca». E il premier: «Non ci nascondiamo i problemi e le criticità, continueremo il monitoraggio, intanto oggi è un giorno importante per la nostra comunità e lo viviamo con entusiasmo. Si riparte».
Disagi, buchi di organico, pochi banchi, presidi in rivolta, Regioni che restano indietro, qualche caso di bambini contagiati. Si ricomincia così, con Mattarella che sceglie la Guido Negri di Vo' Euganeo per la cerimonia ufficiale del nuovo anno scolastico. Lì dove tutto è iniziato, nel primo comune dichiarato zona rossa e sottoposto a tamponi di massa dal professor Crusanti, il presidente ascolta lo sfogo del governatore Zaia, assiste alle lacrime della Azzolina, guarda il cortometraggio sui bambini di Vo' realizzato da The Skill e dal Comune e presentato alla mostra di Venezia, poi prende la parola e invita il governo alla concretezza. «La scuola deve essere aperta a tutti. A questo impegno è chiamata la Repubblica in tutte le sue istituzioni». Ci sono confusioni, ritardi, «problemi ancora in via di soluzione», e il capo dello Stato chiede una mano agli insegnanti, «servono coraggio, passione e iniziativa». Pure la politica deve darsi una regolata. «Conosco i ritardi e le difficoltà e so bene che ci saranno delle inevitabili polemiche. So anche che bisogna fare riforme, assumere, investire e che ci sono risorse limitate, ma un Paese non può dividersi sull'esigenza di sostenere e promuovere la sua scuola. Ricominciare e una prova per tutti, nessuno escluso». Chiudere è stata «una scelta necessaria e dolorosa». E ripartire proprio da Vo', conclude Mattarella, «dà il senso di come questa sfida riguardi l'Italia intera, dopo i dolori e le privazioni sono giorni di speranza, ognuno svolga la sua parte».
In serata a Palazzo Chigi vertice tra Conte, Azzolina e Speranza per fare il punto sulla prima, delicata giornata: sulla tenuta del pianeta istruzione si fonda infatti un bel pezzo della solidità del governo. «I nostri ragazzi - dice il presidente del Consiglio - tornano in classe, la maggior parte, con fiducia. È una buona notizia, un primo bilancio. Continueremo a controllare la situazione costantemente nei prossimi giorni, consapevoli che mai come quest'anno stiamo investendo sulla scuola, a dispetto della pandemia».
Verranno altri giorni duri. «Ci saranno delle difficoltà - ammette Lucia Azzolina, quasi giustificandosi - ma non potrebbe essere altrimenti, non possiamo dimenticare quanto passato nei mesi scorsi, fingere che la pandemia non abbia bussato senza preavviso alle nostre porte. Ci saranno altri contagi da gestire, anzi ci sono già stati, però non dobbiamo avere paura, li affronteremo insieme, come è stato fatto per non abbandonare gli studenti nel periodo più nero.
L'esperienza di questa primavera ha reso evidente che la scuola merita più di quanto avuto negli anni». Chiude difendendo la didattica a distanza, «che ha consentito alla scuola di fare squadra e di non lasciare soli i ragazzi».
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