Richiesta dei Liberali. "Rigore a... Berlino". E Scholz vede la fine

Il ministro delle Finanze pretende di rispettare le regole di bilancio europee

Richiesta dei Liberali. "Rigore a... Berlino". E Scholz vede la fine
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Spendere meno e meglio, consolidare i conti, rispettare le regole europee sul bilancio. Sono gli ordini del ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, impartiti non a uno Stato membro dell'Unione europea, come da prassi teutonica, ma alla stessa Germania. Il presidente del Partito liberaldemocratico (Fdp) ha indirizzato il diktat al cancelliere Olaf Scholz e al ministro dell'Economia e Protezione del clima, Robert Habeck.

È l'ultimo dei ripetuti attacchi di Lindner contro gli alleati di governo, socialdemocratici e verdi. Soprattutto, le dichiarazioni sono il segno di un esecutivo federale ormai in crisi, che potrebbe cadere a novembre sulla legge di bilancio 2025. L'alleanza tra il Partito socialdemocratico tedesco (Spd) di Scholz, i Verdi di Habeck e la Fdp di Lindner è nata su fragili equilibri nel 2021 e le crisi degli ultimi anni l'hanno indebolita ulteriormente, aggravando le divisioni interne. Il governo federale pare ormai allo sbando: è un tutti contro tutti in vista delle elezioni del Bundestag a settembre 2025, se non verranno anticipate. A pagare il prezzo di questa lotta intestina sono sia i tedeschi, lasciati nell'incertezza politica ed economica, sia l'Ue che osserva con preoccupazione. È l'economia il campo di battaglia stra i tre partiti. L'obiettivo è condiviso, rimettere in moto la locomotiva d'Europa, ma è sui mezzi per raggiungerlo che si consuma lo scontro. Con il governo che prevede una recessione dello 0,2 per cento nel 2024 e una crescita dell'1,1 nel 2025, Spd e Verdi sostengono politiche espansive, mentre la Fdp si erge a guardiana del rigore elevato a feticcio a costo di uscire dalla maggioranza.

«Meglio non governare che farlo male», dichiarò Lindner al Bundestag nel 2017, quando era all'opposizione. Da ministro delle Finanze, il presidente della Fdp lancia oggi messaggi più equivoci e minacciosi come un ultimatum sulla tenuta dell'esecutivo. «Per me, conta il Paese», ha affermato Lindner, aggiungendo che la durata della maggioranza dipenderà da «decisioni in autunno». È una lotta per la sopravvivenza quella del presidente della Fdp, il cui partito è al 3 per cento nei sondaggi, a due punti dalla soglia di sbarramento per l'accesso al Bundestag. Pur di recuperare, Lindner è pronto a tornare all'opposizione e, a tal fine, è giunto a sferrare una palese provocazione contro Scholz. Per il 29 ottobre, quando il cancelliere terrà un incontro con aziende e sindacati, il ministro delle Finanze ne ha convocato un altro con le associazioni degli imprenditori. «Dobbiamo smetterla col teatro», ha replicato seccamente Scholz. Tuttavia, in un'intervista con Zdf, il cancelliere ha dovuto ammettere che «non va sempre bene» nel suo esecutivo dove, «a volte, è difficile» superare le controversie per ottenere «buoni risultati».

Parte della responsabilità di questo caos è dello stesso Scholz che, in maniera machiavellica, ha tentato di sfruttare i contrasti tra Verdi e Fdp per consumarli in una guerra di logoramento a favore della Spd. Questa tattica non ha funzionato e ora la locomotiva d'Europa, seppur ferma, rischia di deragliare senza dei macchinisti capaci, trascinando con sé i vagoni.

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