"Ricordare le vittime". Nazismo e comunismo per l'Europa pari sono. Crisi d'identità nel Pd

Simboli vietati e memoriale sui totalitarismi? È un problema solo per la sinistra italiana

"Ricordare le vittime". Nazismo e comunismo per l'Europa pari sono. Crisi d'identità nel Pd
00:00 00:00

Nuovo testacoda del Pd e della sinistra italiana sulla condanna del comunismo. Con conseguente crisi d'identità all'interno dei dem, che già sono alle prese con un dibattito interno in cui si intravedono le prime faglie di divisione tra la linea più progressista della segretaria Elly Schlein e le manovre di centristi, liberal e riformisti alla ricerca di un federatore, che possa allargare la coalizione. Lo psicodramma va di nuovo in scena al Parlamento europeo. Il groviglio, stavolta, nasce da una risoluzione approvata dall'Eurocamera contro la disinformazione della Russia e i tentativi di falsificazione storica, da parte del regime di Vladimir Putin, per giustificare l'invasione di Mosca ai danni dell'Ucraina. Il testo dove, tra le altre cose, si chiede di vietare l'utilizzo - negli spazi pubblici - dei simboli del nazismo così come del comunismo sovietico e l'iniziativa della costruzione di un memoriale, a Bruxelles, per ricordare tutte le vittime dei totalitarismi del Novecento. Un testo che è passato, nel voto finale di giovedì, con la non partecipazione degli europarlamentari del Pd e i voti contrari del M5s e di Ilaria Salis, di Alleanza Verdi e Sinistra. Tra le delegazioni italiane, astensione anche per la Lega, che ha stigmatizzato l'idea di vietare l'uso di qualsiasi simbologia. Diversa, appunto, è la radice della scelta della delegazione dem, che ha deciso di andare controcorrente rispetto alla linea del gruppo dei Socialisti e Democratici europei, formazione di stampo socialdemocratico cui pure il Pd è affiliato. Il testacoda si manifesta sul quattordicesimo paragrafo, dove si chiede di «vietare, all'interno dell'Unione, l'uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell'attuale aggressione russa contro l'Ucraina». Ed è proprio qui che è scattato il distinguo, all'interno della delegazione di un partito che comunque si proclama ancora erede della tradizione comunista, seppure nella sua versione italiana, considerata dal Nazareno distante da quelli che nella risoluzione vengono definiti più volte come «crimini sovietici». Ed ecco la non partecipazione al voto di giovedì. Giustificata, dai dem, parlando di «un'iniziativa strumentale». Come in un riflesso automatico, per un partito in cui convivono post-democristiani e post-comunisti. Infatti, mentre continuano i mugugni a taccuini chiusi, è arrivato il distinguo della vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, ariete del correntone dei riformisti dem. «Purtroppo per motivi di salute sono stata assente in questa plenaria, ma il mio voto sarebbe stato ovviamente in linea con quello del gruppo dei socialisti e dei democratici europei», ci ha tenuto a precisare Picierno.

Un copione molto simile era andato in scena nel 2019. Quando il Parlamento europeo votò una risoluzione che equiparava di fatto gli orrori del nazismo e del comunismo. A testimonianza di una linea europea agganciata anche alla sensibilità dei paesi baltici, dell'est europeo e scandinavi, che hanno vissuto sulla propria pelle la tragedia di entrambi i totalitarismi del Novecento. Allora, la situazione tra i dem era capovolta. Ma comunque con corollario di tensioni e divisioni. In quella circostanza a votare a favore fu la maggioranza della delegazione, con i distinguo di alcuni europarlamentari come Massimiliano Smeriglio e Pierfrancesco Majorino che scelsero di non votare il documento e presero le distanze dal testo.

A fare chiarezza - ricordando i drammi dei Paesi dell'ex Patto di Varsavia - toccò all'allora presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Che ricordò la repressione sovietica in Cecoslovacchia: «Quarant'anni fa, a Praga, che è casa nostra, arrivavano i carri armati».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica