Al «rancore» di Carlo De Benedetti ha risposto persino Adriano Celentano: «Caro De Benedetti, stavolta con Berlusconi non mi sei piaciuto per niente. Eri stonato e fuori tempo», ha scritto sui social dopo le parole che l'Ingegnere ha dedicato al leader di Forza Italia ricoverato al San Raffaele di Milano positivo al Covid-19 («Faccio i miei auguri a Berlusconi ma il mio giudizio su di lui rimane critico. Ha abbassato il livello di civismo e moralità nel Paese. È stato molto nocivo ed è stato un grande imbroglione»). «Una bella dimostrazione di rancore - dice Celentano -. Miscela altamente infiammabile per qualunque tipo di odio». Ma l'Ingegnere la pensa in modo diametralmente opposto, tanto che ieri ha ribadito: «Imbroglione? Certo, è la Cassazione che lo ha detto: ha pagato per comprarsi un giudice».
Di odio, quindi, anche nelle ultime ore, tra inchiostro, dichiarazioni e social, ne è corso parecchio. Ieri anche il vingettista Vauro si è posizionato sulla linea De Benedetti, e ha commentato così la malattia: «C'è un vizio italiano, quando si muore si diventa santi. Ma Berlusconi ancora per fortuna, per lo meno sua, non è morto, anzi pare stia bene e ne sono contento. Forse la dichiarazione di De Benedetti è stata preventiva, nell'opporsi alla santificazione, che in questo caso sembra già in atto. Sembra che il fatto che Berlusconi si sia preso il covid già lo abbia santificato. Penso alla dichiarazione di Zingaretti, molto diversa da quella di De Benedetti, che ha detto ti auguro di vincere anche questa battaglia. Io - sottolinea Vauro - a Berlusconi auguro di vincere questa battaglia ma di quelle che ha vinto precedentemente non credo ci sia da essere così felici. Manteniamo questo pessimo vizio italiano di santificare le persone post mortem, ma almeno moderiamolo, e non le santifichiamo quando per fortuna sono ancora in vita. Non mi pare che De Benedetti abbia bestemmiato. Per il resto può stare tranquillo. Sono certo, e non lo auspico, che una volta ci dovesse lasciare sarà santificato pure lui», dice il vignettista.
La primogenita di Berlusconi, Marina, ha chiesto nelle ultime ore più rispetto per la situazione, più «discrezione e attenzione alla verità di quanto non legga e non ascolti in questi giorni».
Già, perché il ricovero in ospedale di Berlusconi ha risvegliato un'ondata di solidarietà e affetto bipartisan ma anche vecchi rancori. E ha innescato anche un processo parallelo al primario di rianimazione del San Raffaele e medico personale del Cavaliere, Alberto Zangrillo. Di lui il Fatto quotidiano ha scritto che «il virus non rispetta leggi ad personam, ma becca tutti e soprattutto, dopo sei mesi dall'inizio dell'epidemia, non è ancora prescritto. Avrebbe potuto metterlo in guardia, Zangrillo. Ma probabilmente era troppo preso a far sfiammare la prostatite di Briatore». Secondo Repubblica il primario era lì in conferenza stampa per il primo bollettino medico «per difendere se stesso, non tanto per informare sulla salute di Berlusconi che davvero sta facendo trattenere il respiro a tutti gli italiani».
Ma ci sono anche i retroscena ad alimentare la narrazione dei «rapporti tesi» in famiglia tra i figli tanto da costringere anche Barbara Berlusconi, figlia di Veronica Lario, a intervenire pubblicamente: «È disumano essere trattata dai media come l'untrice ufficiale della persona cui voglio più bene. La caccia all'untore è una cosa da Medioevo», ha detto al Corriere.it.
«Dopo tre tamponi e un test sierologico negativo - ha spiegato - è molto improbabile che mio padre abbia preso il virus da me. Lui è risultato positivo molto dopo». Parole che non bastano, però, a fermare le ricostruzioni sulla caccia al colpevole, anche tra le mura di Villa Certosa.
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