Il loro matrimonio politico ha segnato più di dieci anni di storia della destra italiana. Un rapporto fondato su una passionaccia per la politica applicata a caratteri forti, diversi, spigolosi, - più esplosivo e diretto uno, più riflessivo e incline alla mediazione l'altro - caratteri forgiati nella palestra del Movimento Sociale e di An. Ora come certe unioni che, per dirla con Venditti, fanno dei giri immensi e poi ritornano, Gianni Alemanno e Francesco Storace si ritrovano ancora una volta sotto le stesse insegne politiche. L'annuncio è arrivato ieri con il lancio di una operazione ambiziosa che parte dalla fusione dei rispettivi partiti - Azione Nazionale e La Destra - e punta ad attirare sotto un unico «Polo sovranista» la Lega, Fratelli d'Italia e i Conservatori e Riformisti di Fitto.
Il congresso fondativo si terrà il 17, 18 e 19 febbraio. L'obiettivo è «aggregare il centrodestra a destra e non al centro, recuperare quei 5 milioni di voti che la destra ha perso in vent'anni». «D'altra parte non si costruisce il centrodestra del futuro se non si è nettamente alternativi alla sinistra» dice Alemanno. E Storace aggiunge: «Intanto in questi vent'anni siamo rimasti vivi. Siamo più giovani di Napolitano, il grande artefice del referendum. Non è che passati i 50 non si ha più cittadinanza politica». Il modello? Si va dall'America di Trump alla Russia di Putin. Senza dimenticare la «spinta conservatrice che ha portato alla Brexit», si legge nel manifesto dell'iniziativa, presentato anche da Roberto Menia.
La premiata coppia Storace-Alemanno inizia il suo percorso all'inizio del 1995, al congresso di Fiuggi. Qui nasce Cantiere Italia, il primo contenitore che porterà poi alla creazione della Destra Sociale, all'insegna di parole d'ordine come comunitarismo, famiglia, coinvolgimento dei corpi intermedi. Un sodalizio che si fonda anche sul lavoro di un altro animale politico di razza come Teodoro Buontempo. Il punto più alto questa corrente (in concorrenza costante con Destra Protagonista di La Russa e Gasparri e con Nuova Alleanza di Matteoli e Urso) lo raggiunge nel 2004 quanto riesce a fare eleggere propri parlamentari europei in tutte le circoscrizioni, ma i due leader ottengono all'inizio del Duemila incarichi importanti come il ministero dell'Agricoltura («era entrato sottosegretario, ma a forza di urla divenne ministro» ricorda Storace), la presidenza della Regione Lazio e poi il ministero della Salute. Alemanno e Storace finiscono spesso in rotta di collisione, anche alle vigilie dell'annuale convention della Destra Sociale a Orvieto. Il loro sodalizio si interrompe però per una crescente insofferenza di Storace per le posizioni di Gianfranco Fini. Alla fine l'ex governatore saluta An e fonda La Destra nel 2007 ma non riesce a superare la soglia per il Parlamento. Si ritrova allora candidato per il Campidoglio nel 2008 proprio contro Alemanno che contro ogni pronostico conquista la vittoria simbolicamente più importante della della destra italiana. «Ero un suo avversario, e Gianni ricorda sempre quanto fosse dura avermi contro come consigliere comunale di opposizione, ma quando indossò la fascia tricolore finii per commuovermi. Con Fini presidente della Camera quello era il riscatto e la consacrazione del nostro mondo», ricorda Storace.
Infine il capitolo più doloroso, il coinvolgimento di Alemanno in Mafia Capitale (accusa per la quale è stata richiesta l'archiviazione).
«Fui uno dei pochi a stargli vicino mentre quelli beneficiati da lui scappavano», ricorda Storace. Ma queste sono pagine e frammenti del passato, perché gli amici-nemici sono pronti a tornare in pista e non hanno alcuna voglia di vestire i panni degli ex.
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