No agli arresti per gli indagati sul caso del presunto dossieraggio che si sarebbe verificato all'interno della Direzione nazionale antimafia, dove sarebbero state spiate informazioni sensibili di decine di esponenti politici dell'attuale maggioranza per ragioni estranee ai compiti della Dna.
Il Tribunale del Riesame di Perugia ha respinto il ricorso della Procura guidata da Raffaele Cantone, che si era opposta alla decisione del giudice delle indagini preliminari di non sottoporre agli arresti domiciliari il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano, che era in servizio nell'ufficio Sos (Segnalazioni di operazioni sospette) della super Procura, e l'ex magistrato Antonio Laudati.
I pm incassano dunque un secondo no dai magistrati, che ordinano anche di trasferire il fascicolo per competenza alla Procura di Roma. Per i difensori di Laudati, gli avvocati Andrea e Maria Elena Castaldo, «il Tribunale ha escluso la sussistenza delle esigenze cautelari relative al pericolo di inquinamento probatorio». Al Riesame la Procura di Perugia aveva depositato nuovi atti secondo cui sarebbero stati 200 mila gli atti scaricati da Striano tra il 2019 e il 2022. Oltre alle migliaia di accessi abusivi già contestati alla banca dati, che avrebbero consentito di acquisire informazioni su politici e personaggi noti. Molte di quelle informazioni sarebbero state inviate da Striano ad alcuni giornalisti del quotidiano Domani, che le avrebbero utilizzate per diversi articoli, alcuni sui movimenti finanziari della Lega.
Sentito dalla Commissione parlamentare Antimafia Cantone aveva parlato di un'indagine di portata «mostruosa» ed «inquietante», una sorta di «verminaio».La palla passa a Roma, con un inevitabile allungamento dei tempi delle indagini, visto che non sono ancora chiuse.
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