Continua il carteggio tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle sul tema delle riforme. Stavolta è il Pd a scrivere ai grillini e a chiedere un nuovo incontro dopo quello saltato la scorsa settimana.
"Sul Senato siamo d'accordo e ci pare un fatto non scontato e positivo", scrive Matteo Renzi in una lettera aperta nella prosecuzione del carteggio con i parlamentari
grillini, "Siamo d’accordo nell’incontrarci di nuovo e vi diamo la disponibilità per le giornate di giovedì o venerdì. Va bene presso la Camera, va bene in streaming, fateci sapere". "La vostra risposta ci sembra molto interessante e vorremmo valutarla per le cose che scrivete qui, non per gli insulti che ogni giorno alcuni di noi subiscono da vostri dirigenti", aggiunge il premier, "Noi vogliamo incoraggiare quella parte di voi che - nel rispetto di un voto contrario all’esecutivo sulle politiche economiche o sulle sue scelte di governo - ha desiderio di confrontarsi per il bene del Paese sulle regole. Quindi, noi ci siamo".
Sulla riforma del Senato, secondo il Pd, è facile trovare un accordo: "Ci pare che l'unico punto di discussione sul Senato verta sul fatto che da parte vostra emerga la richiesta di scegliere i 74 consiglieri regionali che siederanno anche in Senato con l'elezione di primo livello anziché con l'elezione di secondo livello", scrivono i vertici democratici, "Come voi sapete l'elezione di secondo livello è il sistema che funziona negli altri Paesi europei che non hanno un bicameralismo perfetto. Ci pare che su questo tema si registri l’unico punto di dissenso di una riforma costituzionale di oltre quaranta articoli. Che sarà anche un attentato alla democrazia e l’ennesima dimostrazione dell’autoritarismo del premier ma rischia di vedervi d’accordo su quasi tutti i punti".
Un'altra questione spinosa, in realtà è quella dell'immunità. "La vostra posizione è molto seria", si legge nella lettera, "Siamo pronti a discuterne, anche con gli altri partiti.
Come sapete noi non guardiamo in faccia a nessuno e abbiamo votato per l’arresto anche di nostri colleghi". Secondo il presidente del Consiglio, la riforma dovrebbe essere varata nel 2015 "per poi procedere all’eventuale referendum".
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