Rifugiati nel Lodigiano, sindaco si dimette

Il primo cittadino: "Basta, c'è chi guadagna su queste situazioni"

Rifugiati nel Lodigiano, sindaco si dimette

Lodi - In città entrano i migranti ma esce il sindaco con tutta la sua maggioranza, con dimissioni in massa, e il comune viene commissariato dalla prefettura, ufficio del Governo, di Lodi. Accade a Sant'Angelo Lodigiano: migranti sindaco 1 a 0 e Roma allunga le mani sul comune, come di prassi. L'inizio della fine una settimana fa.

Il primo cittadino, Domenico Crespi, lo dice chiaro e tondo: lo straniero del barcone non passa. Il sindaco aveva sottolineato che di migranti, sul proprio territorio, non ne avrebbe voluti. E alla prefetto Patrizia Palmisani, a Lodi da qualche mese, aveva immediatamente voluto farsi conoscere come persona che quello che dice fa, zero sconti e compromessi. Venerdì scorso, nella centrale via Alfieri di Sant'Angelo, vengono messi in un appartamento ben curato otto migranti. Appena il sindaco lo sa, convoca una regolare quanto pacifica riunione di giunta. L'ultima dopo la quale annuncia formalmente le proprie dimissioni da primo cittadino dopo quasi 15 anni ininterrotti di mandato. La decisione non è irrevocabile: la legge gli consentirebbe, infatti, di ripensarci entro 20 giorni. Ma il sindaco lo dice già fin dall'inizio: «Non credo proprio che tornerò sui miei passi». Detto fatto, Crespi non cambia idea di una virgola, tanto che il giorno dopo, di comune accordo, identica decisione la prenderanno anche 11 consiglieri in carica. Un plebiscito, insomma. Che renderà impossibile anche qualsiasi tentativo di surroga per cercare di tenere in piedi l'amministrazione comunale per banale mancanza di altri cittadini eletti nelle ultime amministrative che potessero rimpiazzare i dimissionari. Strike , insomma, e indietro non si torna. Al prefetto che, come ha puntualizzato il sindaco, avrebbe concordato con una onlus l'arrivo di questi 8 migranti in Sant'Angelo, non resta altro che commissariare il Comune, inviando sul posto il vice prefetto vicario che viene scelto ieri pomeriggio nella persona di Mariano Savastano.

«Ero stufo di questa solidarietà che giudico penosa e pelosa - tuona a chiare lettere l'ormai ex sindaco -. Penosa, perché mi devono spiegare come facciano a non riuscire a fermare dei barconi enormi in avvicinamento non a 100 chilometri orari e pelosa perché ormai sappiamo che fatta in gran parte dei casi esistono organizzazioni che guadagnano soldoni sulle spalle di chi questa situazione la subisce e continuerà sempre di più a subirla quotidianamente. Tomtom a parte, ci possono spiegare come sia possibile che nonostante si disponga di sistemi satellitari sofisticatissimi non si riesca a fermare dei barconi stracolmi tutt'altro che mimetizzabili? Stufo di tutto questo, sono stracontento della mia decisione. Continuo a pensare - continua il primo cittadino - e continuerò a dire che tutta questa gente potrebbe evitare per sé e per le proprie famiglie le tragedie del mare se noi decidessimo una volta per tutte di aiutarla a casa propria, come da oltre 10 anni sta facendo un'associazione sul nostro territorio nota anche a livello nazionale denominata Africa Chiama».

Il più sottotono possibile sembra voglia far passare la questione la prefettura che, interpellata ha optato diretta per il no comment .

Mentre il sindaco sentenzia laconico: «Dopo averci tolto risorse a gogo grazie ai vari «patti di stabilità» dovremmo sopportare tutto questo mentre non riusciamo più nemmeno ad aiutare la nostra popolazione? Credo questa sia davvero l'occasione buona, per me come per altri sindaci che volessero unirsi a me, per chiedere finalmente al Governo chiarimenti su cosa abbia fatto finora».

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