"Rischiamo una nuova Kabul. Americani in ritirata, Ue debole"

Il rettore: "Solo una strategia comune può fermare Putin"

"Rischiamo una nuova Kabul. Americani in ritirata, Ue debole"

«L'Europa? Purtroppo non c'è. Davanti all'esplosione della crisi ucraina, è andata avanti in ordine sparso. E questo obiettivamente ha favorito Putin che si è incuneato nella debolezza dei Paesi della Ue e in qualche modo ha già vinto, senza nemmeno cominciare la temuta guerra».

Carlo Alberto Giusti, giurista e rettore della Link Campus University, l'ateneo con una forte tradizione negli studi diplomatici e strategici, non fa sconti e traccia paralleli inquietanti: «La scorsa estate ci siamo scandalizzati per quel che accadeva a Kabul. La fuga disordinata e vergognosa degli occidentali dalla capitale».

Un attimo, qui per fortuna non è ancora successo nulla.

«E speriamo che non si spari nemmeno un colpo, però devo dire che quella situazione ha insegnato poco o nulla».

Che cosa si aspettava?

«Siamo in un mondo in cui gli americani sono in ritirata e, per dirla tutta, non hanno più intenzione di mascherare e coprire con la loro forza le nostre debolezze».

Questo è il contesto generale: però Kiev non è lontana da Kabul?

«Fino a un certo punto. Non c'è dubbio che Biden abbia deciso di alzare la voce e di far capire a Putin che un'eventuale invasione non sarà senza conseguenze. Ma questo avviene dopo una lunga escalation che va avanti da mesi e in cui lo zar del Cremlino ha condotto il gioco con abilità».

L'Europa?

«Siamo al punto che più ci interessa. Da una parte all'altra del globo si delineano le stesse inquietanti dinamiche: gli Usa che fanno sempre più fatica a gestire le diverse crisi, i Paesi della Ue in grande difficoltà».

Non ha apprezzato le mosse di Macron, Scholz e degli altri leader e ministri?

«Vede, parliamo di una pluralità di interventi, senza una strategia comune, la sola che avrebbe potuto fermare Putin. È sconsolante notare come diversi siano stati, nei toni e nei contenuti, gli atteggiamenti dei leader europei: basta mettere a confronto le dichiarazioni del cancelliere Scholz e del presidente Macron. Ed è sintomatico il ruolo che si è ritagliato il ministro degli Esteri britannico Liz Truss, che nei giorni scorsi ha attaccato duramente il ministro russo Lavrov, mostrando una posizione molto energica che non è stata purtroppo quella dell'Europa».

Biden?

«Biden e il segretario di Stato Blinken hanno fatto emergere altre crepe: infatti hanno portato avanti colloqui con i singoli Paesi nella cornice della Nato, senza un vero confronto con l'Europa. Fra l'altro Scholz si è rivelato assai più incisivo di Macron. E forse è proprio a partire da un player strategico come la Germania che l'Europa deve cominciare a ristrutturare la propria diplomazia, dotandosi di un'unica voce che sia il megafono di tutti».

Ma Putin cosa farà?

«L'azione militare avviata lungo i confini ricalca la vecchia storia della pistola di Cechov. La pistola compare nel primo atto e spara in quelli successivi.

Qui nulla è scontato, ma Putin minaccia, provoca, agita la rivoltella. E all'inaugurazione delle Olimpiadi si è seduto vicino al presidente cinese Xi Jinping: la Russia è insieme a chi fa davvero paura agli Stati Uniti».

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