Da diversi decenni, gli elettori italiani vanno perpetuamente in cerca di novità. Le forze politiche che si presentano come innovative e «diverse» (se non «opposte») ai partiti tradizionali hanno avuto sempre almeno inizialmente un certo successo. È accaduto così a suo tempo per la Lega di Bossi e poi, in dimensioni molto maggiori, per Forza Italia di Berlusconi. E, più di recente, è anche al connotato di «novità» e di «diversità» che va attribuita, in una prima fase, la performance del Movimento Cinque Stelle.
Ora è la volta delle sardine. Che rappresentano la protesta non solo verso lo stile salviniano di far politica, ma anche, per molti versi, l'insoddisfazione per l'immobilismo della sinistra tradizionale.
L'iniziativa dei giovani bolognesi ha avuto un largo seguito in tutte le piazze d'Italia. Coinvolgendo, specie sul tema del rinnovamento del discorso politico, molti giovani, ma mobilitando anche tanti cittadini di età più matura, prevalentemente (ma non totalmente) orientati al centrosinistra, tra i quali alcuni che avevano già partecipato ai «Girotondi» contro Berlusconi.
Secondo un recente sondaggio (effettuato da Demos per La Repubblica) le manifestazioni delle sardine hanno mobilitato il 4% dell'elettorato, suscitando tuttavia un consenso molto più largo, pari a oltre il 40% (65% tra gli under25). Di qui la tentazione, già emersa in alcuni esponenti della leadership del movimento, di incidere maggiormente e in modo più netto nello scenario politico del Paese.
I temi proposti dalle sardine sono, ancora una volta, quelli legati alle modalità di far politica e comunicazione e invitano ad un maggiore rispetto delle regole di convivenza civile e del modo corretto di agire per chi assume incarichi pubblici. Elementi certo di grande importanza su aspetti che hanno caratterizzato (in negativo) la vita politica del nostro (e di altri) paesi. Ma che, pur nel loro rilievo, non possono costituire un programma politico che affronti i problemi socioeconomici del Paese. Ciò naturalmente non costituisce un ostacolo dirimente ad un possibile successo elettorale. Come si è accennato, gli elettori sono spesso più coinvolti da argomenti più legati al superamento della politica (e dei suoi attori) esistente che ai temi programmatici «di contenuto», inevitabilmente più complessi.
Sino a questo momento, tuttavia, la simpatia diffusa che oggi caratterizza il movimento delle sardine non si riflette necessariamente sul comportamento elettorale che si può oggi manifestare in occasione del voto «vero». Il fatto di essere così decisamente schierati contro l'opposizione (fattispecie assai rara per un movimento di protesta) non li aiuta: secondo i primi sondaggi (Ghisleri) si attesterebbero attorno al 4%. D'altra parte, a tutt'oggi la maggioranza dell'elettorato sembra orientata a votare per un partito di centrodestra. Il primato va alla Lega di Salvini (31% stimato da Eumetra), con performance crescenti anche per Fratelli d'Italia della Meloni (attorno all'11%).
Insomma, il movimento delle sardine non sembra avere modificato sin qui le intenzioni di voto.
Nel caso, per ora non preso in considerazione, che esso formasse una lista elettorale, «pescherebbe» soprattutto nel centrosinistra, accrescendo inevitabilmente la frammentazione di quest'ultimo. Dal punto di vista dei consensi elettorali, dunque, si può sostenere che le sardine costituiscono in primo luogo un problema in più per il centrosinistra.
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