Rischio processo e Lega Sud. Matteo si gioca tutto in 72 ore

Il segretario non vuole attaccare frontalmente le toghe. Sponda degli alleati: stategie per confermarsi leader.

Rischio processo e Lega Sud. Matteo si gioca tutto in 72 ore

La parola d'ordine è: nessun attacco ai magistrati. La «Pontida del sud» deve diventare un palcoscenico per rimettere al centro Matteo Salvini e riconfermarlo leader del centrodestra con la presenza a Catania dei vertici della coalizione, Giorgia Meloni per Fdi e il numero due di Fi Antonio Tajani (Silvio Berlusconi è alle prese con i postumi della malattia ma ha invitato gli azzurri a non mancare) e altri big dei due partiti. Non deve trasformarsi, quindi, in una manifestazione polemica che esporrebbe Salvini all'accusa di aizzare il suo popolo in uno scontro istituzionale dai toni molto pesanti. Cosa che lo farebbe apparire, soprattutto agli occhi dell'establishment europeo, ancora unfit per un futuro ruolo di premier.
È proprio il contrario del risultato che il segretario vuole ottenere, semmai appunto quello di apparire vittima di un intreccio politico-giudiziario anomalo (Salvini ha appena chiesto di poter acquisire le chat di Luca Palamara che lo riguardano) per cui in Italia un ministro finisce a processo per aver esercitato le proprie funzioni. A suggerire cautela è anche il calendario degli impegni giudiziari di Salvini, il 19 di questo mese andrà a processo a Torino perché accusato di vilipendio dell'ordine giudiziario (in un congresso disse che la magistratura «è un cancro da estirpare»), mentre le inchieste che riguardano lui e la Lega, dalla vicenda Open Arms alla pista sui fondi del partito, si accumulano con frequenza preoccupante. Perciò l'ex ministro usa toni pacati e ribadisce l'intento costruttivo della kermesse catanese: «Noi stiamo parlando di ambiente, lavoro, cultura, scuola e turismo, usiamo questo periodo per parlare di futuro mentre il governo fa smontare le leggi. Se poi in piazza c'è qualcuno che spera che io vada in galera, ha una vita triste lui. Non è una manifestazione contro i giudici ma una manifestazione di proposta. Al giudice dirò che abbiamo fatto quello che ci dice la legge, perché bisogna smetterla di considerare la Sicilia un campo profughi». E aggiunge. «Io sono il primo indagato che dice che appena ci rimanderete al governo rifarò la stessa cosa». Il programma della tre giorni è ricco di interventi su molti temi diversi (ma non la giustizia) per rendere l'idea che la Lega non è un movimento di piazza antisistema, ma un partito con un progetto politico e una classe dirigente preparata su ogni dossier.
In questo week-end il leader leghista si gioca molto. Non solo perché il reato che gli viene contestato (sequestro di persona, fino a 15 anni di carcere) potrebbe pesargli sulla testa a lungo. Ma la piazza siciliana è anche un test sulla sua popolarità al sud, terra dove nell'ultima tornata si sono registrati risultanti non esaltanti per la Lega. Oltre a ciò, c'è il tema della coalizione.
Dopo le regionali la tensione in seno al centrodestra è salita alle stelle, con rimpallo di responsabilità per le sconfitte, la crescita di Fdi che insidia il primato leghista e, di fatto, la messa in discussione della leadership di Salvini, considerata troppo spostata sui temi sovranisti-populisti rispetto al baricentro dell'elettorato di centrodestra.

Che Salvini, dopo un periodo in cui sognava una corsa solitaria e autosufficiente della Lega, ragioni ora da capo di una coalizione lo dimostra anche il fatto che a Catania riunirà il centrodestra nazionale, con la Meloni e Tajani che incontreranno l'ex ministro dell'Interno domattina prima dell'udienza a Palazzo di giustizia. Un gesto che ha un valore anche simbolico dopo le polemiche post-voto. Salvini è pronto: «Sono sereno. Ho anche tirato fuori il vestito bello».

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