Ritrovato il "Salvator Mundi" in una casa di Napoli

Era stato rubato tre mesi fa. Torna in San Domenico Maggiore

Ritrovato il "Salvator Mundi" in una casa di Napoli

Un furto di cui nessuno si era accorto, complice il lockdown. Un insospettabile con un capolavoro nascosto in cima ad un armadio. Sono gli ingredienti del giallo del «Salvator Mundi» napoletano, copia di scuola leonardesca e coevo a quello attribuito di recente a Leonardo stesso, venduto in un asta internazionale a 450 milioni.

Questo Cristo benedicente, scomparso dall'armadio nella Sala degli arredi sacri della basilica di San Domenico Maggiore, che riprende una iconografia studiata anche dall'artista e inventore nel suo periodo milanese, il secondo, tra 1508 e 1513, come attestano disegni conservati nella biblioteca reale del castello di Windsor, era stato probabilmente acquistato da Giovan Antonio Muscettola, consigliere di Carlo V e suo ambasciatore alla corte del Papa, e decorava la cappella di famiglia nella chiesa del centro storico di Napoli.

L'armadio si poteva aprire con una chiave antica, custodita in una cassaforte. Il «Salvator Mundi» era al suo posto, a marzo, e fino a tre mesi fa circa, dicono le indagini coordinate dalla procura retta da Giovanni Melillo attraverso l'aggiunto Vincenzo Piscitelli. Poi è sparito. Come e quando, per ora sono avvolti nel mistero.

Le piste possibili sono molte, comprese quella di complicità interne. Ma il quadro ricompare sabato sera in un appartamento al primo piano di via Strada provinciale delle brecce, quello di S.V., 36 anni, incensurato, che si occupa di commercio.

«L'ho trovato in un mercatino dell'usato», dirà ai poliziotti che l'arrestano per ricettazione. In attesa della convalida del fermo d'iniziativa del pm, gli inquirenti avvisano il priore, che deve identificare il capolavoro ritrovato avvolto prima in carta e poi nel cellophane e conservato su un armadio in una cameretta, mentre in camera da letto l'uomo ha una carabina, pure quella sequestrata. Il dipinto a olio su tavola ora è sotto sequestro e sotto tutela della Soprintendenza, che dovrà esaminarne le condizioni. Un'operazione «che consente recuperare un pezzo importante delle collezioni d'arte della città», dice il questore Alessandro Giuliano. Ma che mostra, sottolinea Melillo, «l'estrema fragilità del sistema di tutela del nostro patrimonio artistico.

Trovarlo ha significato risparmiare a Napoli l'ennesima perdita».

Un colpo mirato con un obiettivo esclusivo senza che fosse necessario ricorrere a particolari mezzi per prendere il «Salvator Mundi». Ora bisogna mettere a posto tutti i tasselli del puzzle.

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