Rivincita di Bergamo e Brescia. Le Città della Cultura 2023

Per la prima volta un'assegnazione doppia. Prostrate dal Covid, incoronate da Mattarella: "Hanno reagito"

Rivincita di Bergamo e Brescia. Le Città della Cultura 2023

Brescia Addio alla rivalità da derby calcistico e alla diffidenza reciproca, l'iconografia di territori unicamente forgiati dalla durezza del lavoro è ormai solo un polveroso ricordo. Bergamo non sarà più soltanto la città dell'aeroporto low cost, Piazza Loggia non più solo il teatro della strage. Il 2023 è l'anno della definitiva unione della città dei Mille e della Leonessa d'Italia, ma anche della loro riscoperta col caleidoscopio; nel segno della cultura, dinamo del rilancio dopo la sofferenza. Da ieri Bergamo e Brescia sono ufficialmente «Capitale italiana della Cultura». Un singolare voluto, che tesse un unico filo di una trama a lieto fine: insieme nel dolore della prima ondata della pandemia, insieme nel risorgimento post-coronavirus. E tutto - nel corso di quest'anno ricco di 100 diversi progetti culturali - sarà all'insegna dei legami: a partire dalla cerimonia di apertura, tenutasi in contemporanea dal teatro Donizetti di Bergamo e dal Grande di Brescia. Due palchi in dialogo e in contatto tra loro per poco più di un'ora, tra interventi istituzionali e intermezzi musicali classici, a tagliare l'ideale nastro dell'onorificenza. Un evento istituzionale, impettito (per la declinazione più «pop» ci sarà spazio oggi e domani, con concerti nelle piazze), soprattutto per la presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (a Bergamo) e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, arrivato a Brescia per la quarta volta dalla sua elezione. E i riflettori erano tutti per il Capo dello Stato. «È un segno, non solo per l'Italia ma per l'intera Europa, la scelta di declinare al singolare il titolo - è uno dei passaggi del suo discorso -. Anche Gorizia e Nova Gorica saranno insieme capitale europea della Cultura nel 2025. La cultura è anche coraggio di superare presunti antagonismi, di scavalcare muri, di uscire dagli schemi». Un messaggio che parte dalla Pianura Padana per finire catapultato direttamente a Bruxelles. «La cultura è strettamente connessa con la libertà - continua Mattarella -: di studio, di ricerca, di espressione del proprio pensiero. Ce lo ricorda - ancora una volta - la nostra Costituzione. L'arte e la scienza sono libere, recita l'articolo 33, mentre l'articolo 21 dispone il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. L'esercizio che Brescia e Bergamo si apprestano a intraprendere è, quindi, un grande esercizio di libertà, cui guarderà l'intero Paese». Chi ha ben impressa nella memoria la parabola ascendente dei due territori, che insieme contano quasi due milioni e mezzo di abitanti e che (come ricorda il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana) rappresentano il più grande settore manifatturiero della regione, sono i rispettivi primi cittadini. Da Bergamo Giorgio Gori parla di «fortissimo valore simbolico, un vero orizzonte di rinascita. E ci ha motivati a costruire un progetto ambizioso, che speriamo all'altezza della generosità di quanti ci sono stati vicini». Da Brescia Emilio Del Bono sottolinea quanto le comunità siano «laboratori di umanità e tenerezza. Nel 2020 abbiamo saputo coniugare la durezza del lavoro all'umanità della presa in carico. È la sfida di due città e due terre che una volta tanto non competeranno una contro l'altra ma saranno una con l'altra».

Poco più di due anni fa a Bergamo nel buio della notte sfilavano le bare a bordo dei camion militari, a Brescia nell'ospedale più grande della Lombardia non c'erano più posti letto liberi. Oggi quella Italia - della provincia, non in cima ai circuiti turistici - è illuminata da una nuova luce.

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