Salone del Mobile, pressing per salvarlo da Mattarella a Sala

A rischio l'edizione simbolo della ripartenza Il governo conferma garanzie alle aziende

Salone del Mobile, pressing per salvarlo da Mattarella a Sala

Minacce, dimissioni, appelli e riunioni fiume. Il Salone del Mobile a Milano è diventato un «affare di Stato» e chissà che la pressione istituzionale che si è scatenata negli ultimi due giorni non riesca a convincere (o costringere) a ripensamenti i brand che davanti a troppe incertezze rifiutano di investire mettendo a rischio l'edizione in programma dal 5 al 10 settembre. Claudio Luti, patron di Kartell, ha lasciato martedì la presidenza del Salone in polemica con le aziende della Brianza e del Veneto contrarie: «Non condivido la volontà di non fare squadra in un momento così delicato e di rinunciare all'edizione simbolo della ripresa» la motivazione. E dopo il pressing due giorni fa del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli («niente passi falsi, il Salone crea un indotto di oltre 200 milioni») e l'avvertimento di Federalberghi («non sceglieremmo i prodotti di aziende che hanno voluto il rinvio») ieri sono scesi in campo il sindaco Beppe Sala, il governatore della Lombardia Attilio Fontana, parlamentari e soprattutto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giogetti prima e durante il cda di Federlegno Arredo Eventi riunito dalle 18 per una seduta fiume, anche se per la decisione però bisognerà attendere i prossimi giorni. Giorgetti ha sottolineato che il Salone «non è solo una fiera ma un evento che ci rappresenta nel mondo. É importante che da parte di tutto il governo sia fatto uno sforzo ulteriore e se necessario anche un sacrificio per fornire ulteriori elementi di garanzia. Io garantisco l'impegno ad aprire subito un tavolo dedicato per agevolare la partecipazione di tutte le parti interessate».

Sala con un video sui social ha messo subito sul tavolo una carta pesante, la lettera ricevuta giovedì dal Quirinale che conferma «la disponibilità del presidente Sergio Mattarella a essere a Milano il 5 settembre per l'inaugurazione del Salone che però è in bilico per la percepita indisponibilità di una parte degli espositori ad esserci. E le dimissioni di Luti non sono certo un buon segnale». La lettera rimarca che il Capo dello Stato ha accolto volentieri l'invito all'evento che rappresenta quest'anno «un'occasione di rilancio dei settori coinvolti e di ripartenza di tutto il Paese», un appuntamento che «ha conquistato fama e prestigio a livello mondiale» per il settore casa-arredo che «nel nostro Paese ha grande valenza economica e occupazionale». Sala si rivolge direttamente agli operatori: «Se il loro dubbio è che i tempi sono stretti io li capisco, ma tutti noi abbiamo fatto i salti mortali. Se il dubbio è che l'investimento non avrà il ritorno degli anni precedenti, lo so bene anch'io, ma sono mesi che stiamo lavorando per approntare protocolli sanitari, preparare le condizioni logistiche e mettervi in condizione di partecipare». Da «figlio di piccolissimi imprenditori del settore arredo della Brianza - continua - capisco che in questa fase come tutti avete pagato gli effetti della pandemia, ma decisamente di meno, ci sono categorie come i ristoratori, i servizi, gli albergatori, chi si occupa di comunicazione e tante altre che hanno bisogno di lavorare. E in questi momenti le comunità si stringono, non esiste un tema di debiti e di crediti ma di generosità». É sottinteso che chi si assume la responsabilità di far saltare un evento che crea indotto milionario e ha assunto ormai un valore simbolico dovrà giustificare agli occhi del Paese la scelta con conti da rosso profondo, mentre la sensazione è che i bilanci di molti brand siano in attivo o in crescita. Lancia un altro avvertimento: «Stiamo attenti perchè non è così scontato che non ci siano altre città europee che in queste difficoltà possano inserirsi e reclamare un ruolo importante nel design, da sindaco non posso permetterlo, dunque rifletteteci». La Fiera di Colonia ha già aperto le porte alle imprese italiane al salone tedesco in programma a gennaio. Anche per Fontana «deve rappresentare simbolicamente il momento della ripresa non solo per Milano ma per il Paese. Abbiamo offerto e confermiamo ogni supporto agli organizzatori». Sarebbe comunque un'edizione meno scintillante, con metrature ridotte.

I confronti sono caldi, la spaccatura ancora larga ma in evoluzione, le aziende non sottovalutano le pressioni istituzionali, la portata simbolica e anche i rischi d'immagine. Artemide tiene a confermare la disponibilità, altri lo faranno. Fiera Milano trema, con il Salone in bilico ieri ha già registrato un tonfo in Borsa, -9%.

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