Il "salvaladri" della Cartabia prima grana per Nordio

Il 1° novembre entra in vigore la riforma che scarcera i colpevoli di furti non denunciati. Cosa farà l'ex pm?

Il "salvaladri" della Cartabia prima grana per Nordio

Rambo e Leli sono due rom di Moncalieri, in carcere con una condanna a quattro e sei anni di carcere per una sfilza interminabili di furti ai danni di aziende piemontesi. Sono in attesa della sentenza definitiva della Cassazione. A mezzanotte e un minuto del prossimo 1 novembre dovranno venire scarcerati. E insieme a loro avranno diritto a tornare liberi centinaia, forse migliaia, di detenuti in tutta Italia, graziati dal decreto con cui il 2 agosto scorso il ministro della Giustizia Marta Cartabia tradusse in pratica la riforma del codice penale approvata dal Parlamento. Il decreto Cartabia è fatto di decine di commi complicati che aggiungono e tolgono parole ad altri articoli e commi. In più di un caso, il ministro è andato un po' più in là del mandato ricevuto dalle Camere. Tra i commi affogati nel testo, c'è quello che porterà alla liberazione di Rambo, Leli e dei loro colleghi. E che in questi giorni sta mandando in fibrillazione tutte le Procure d'Italia, costrette a riaprire i fascicoli uno per uno, a trovare un rimedio dove possibile, a disporre la scarcerazione immediata in tutti gli altri casi.

Il «decreto salvaladri» della Cartabia è la prima gatta che il nuovo ministro Carlo Nordio si trova sul tavolo, appena insediatosi in via Arenula. Le conseguenze dell'entrata in vigore, la notte di Ognissanti, delle norme volute dalla sua predecessora vanno in direzione opposta al modello di giustizia di polso che l'ex pm e soprattutto il suo partito, Fratelli d'Italia, hanno proposto in campagna elettorale. Ma ormai il decreto Cartabia c'è. E Nordio ha davanti un'alternativa secca: rassegnarsi alla sua entrata in vigore, o intervenire d'urgenza con un decreto legge, sconfessando in modo eclatante l'operato della ministra di Draghi.

Cosa prevede, in sostanza, il decreto? Che una serie di reati finora procedibili d'ufficio a partire dall'1 novembre lo saranno solo se la vittima sporge querela. Tra questi rientra l'intera categoria dei furti aggravati, anche con violenza sulle cose. Come quello dei due tipi di Moncalieri, che entravano negli stabilimenti delle ditte e ne uscivano a bordo dei camion aziendali sfondando i cancelli; e l'intera categoria dei furti d'auto, per esempio. Sono reati che la vittima in genere denuncia, anche a fine assicurativi, ma per i quali quasi mai sporge querela: che sarebbe, almeno inizialmente, una querela contro ignoti. Anche quando i responsabili vengono identificati, raramente la querela arriva: anche perchè in genere si tratta di soggetti da cui è arduo ottenere un risarcimento.

La stragrande maggioranza dei ladri che oggi si trova in carcere vi si trova perchè finora nel caso di furti aggravati la legge consentiva di procedere d'ufficio. La nuova norma è retroattiva, quindi si applica anche a loro, che si trovano improvvisamente non imputabili di niente. Le Procure non hanno titolo per tenerli ancora dentro. Lo staff del ministero ha inserito nella norma la concessione alle vittime che finora non avevano sporto querela di novanta giorni per rimediare. Ma è del tutto impensabile che in una settimana, da qui ad Halloween, le Procure riescano a rintracciare una per una le vittime e a convincerle a sporgere una querela da cui rischiano di cavare solo rogne.

La scarcerazione dei detenuti non è l'unico effetto surreale della riforma.

Per le forze dell'ordine rischia di diventare impossibile arrestare un ladro colto in flagrante: se la vittima non sporge immediatamente querela, il reato non può essere in alcun modo perseguito. E il ladro appena acciuffato andrà lasciato andare.

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