Scene che non hanno nulla a che fare con il calcio e con lo sport e che riportano alla memoria la tragedia di Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio diretto a San Siro ucciso nel 2007 nella stessa area di servizio nei pressi di Arezzo da un poliziotto che cercava di disperdere gli scontri tra tifosi juventini e laziali. Lanci di sassi, bottiglie e lacrimogeni. Bastoni, cinghie e aste di bandiere usate per colpire gli avversari nel corso di una maxi-rissa che ha paralizzato il traffico dell'A1 per ore. Ad un certo punto è saltato fuori anche un coltello e solo per caso non stiamo raccontando una nuova tragedia come quella di Sandri. Comportamenti inaccettabili per Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti pretende il pugno di ferro contro i responsabili. Affinché episodi del genere non si ripetano più. «Questi non sono tifosi. Autostrada chiusa e viaggiatori italiani bloccati? Paghino tutti i danni di tasca loro e mai più allo stadio», scrive su Facebook commentando gli scontri che hanno provocato 9 chilometri di coda.
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che da prefetto ha adottato vari provvedimenti prescrittivi per vietare le trasferte delle tifoserie ritenute a rischio, chiederà all'Osservatorio sulle manifestazioni sportive di valutare con la massima severità i prossimi eventi in programma. Insieme per chiedere di fermare la violenza anche i sindaci di Roma e Napoli, le due città da cui provenivano i tifosi che si sono fronteggiati in autogrill. Per Roberto Gualtieri e Gaetano Manfredi quello che è successo è «inaccettabile». «Ci auguriamo che le forze dell'ordine identifichino e puniscano come meritano i responsabili. Questi non sono veri sportivi! Roma e Napoli sono città amiche che dicono No ad una violenza senza senso», hanno scritto su Twitter i due primi cittadini.
Anche il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni parla di «Far West inaccettabile». «Verranno fatte tutte le valutazioni del caso affinché si arrivi a sanzioni certe. Nel decreto sicurezza bis di Salvini ci fu già un giro di vite importante per distinguere il tifoso dal violento, dobbiamo preservare i tifosi veri e sanzionare i violenti. Questi non sono tifosi, siamo davanti a fatti criminali», sostiene. Pretende punizioni esemplari anche l'altro sottosegretario all'Interno, Wanda Ferro: «I gravi episodi di violenza non hanno nulla a che vedere con il tifo e con lo sport: si tratta di gesti criminali che vanno puniti in maniera severa ed effettiva. I violenti devono essere tenuti lontani dagli stadi, anche a salvaguardia dei veri tifosi, che rappresentano la parte più bella e autentica del calcio». La Ferro ha ringraziato i poliziotti della Digos e gli agenti della Polstrada che «con professionalità ed equilibrio hanno evitato conseguenze ancora più gravi».
Pure il ministro dello Sport Andrea Abodi invita a non fare di tutta l'erba un fascio: «C'è una differenza abissale tra i tifosi che vanno allo stadio, in casa o in trasferta, per cantare, abbracciarsi, gioire o soffrire per la propria squadra e i delinquenti che si scontrano in una stazione di servizio autostradale, creando problemi alle persone perbene. Non c'è cosa peggiore di definire tifosi questi ultimi, non c'è errore più grande del fare di tutta l'erba un fascio. Nel 2023, paga chi sbaglia e mi auguro succeda anche per i teppisti che si sono scontrati sull'A1».
Una stretta effettiva viene sollecitata dalla polizia, con il sindacato Siulp che si appella al ministro Piantedosi affinché «valuti, urgentemente, la reintroduzione di tutti gli strumenti già sperimentati per prevenire queste
forme di violenza. A partire dalla tessera del tifoso sino alle partite a porte chiuse per quelle squadre le cui tifoserie si evidenziano per violenza e intolleranza», dice Felice Romano, segretario generale del sindacato.
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