Matteo Salvini rincorre il tempo. Si riunisce con i nuovi vertici della società che costruirà il Ponte. Poi va a pranzo con André Ventura, leader emergente della destra portoghese. Un tour de force di impegni e una serie di considerazioni politiche, condivise in un colloquio con alcuni quotidiani, ma anche una frenesia da cronopogramma che è un classico del ministro delle Infrastrutture. Il leader della Lega vuole scuotere l'albero immobile delle opere pubbliche: «I cantieri del Ponte verranno aperti nell'estate del 2024. Ho avuto le conferme dall'amministratore delegato Piero Ciucci e dal presidente Giuseppe Recchi. Naturalmente per raggiungere questo obiettivo ambizioso ci sono tutta una serie di passi da compiere. Il primo speriamo di realizzarlo entro questo mese di giugno: nomineremo i nove esperti, scienziati di altissimo livello, che seguiranno lo sviluppo di questa meraviglia della tecnica, lavorando naturalmente d'intesa con tutti gli ingegneri e i tecnici delle società coinvolte nell'impresa. Io credo che sarà il ponte più monitorato, studiato e controllato del mondo. Aggiungo che, sempre secondo gli esperti, il primo treno potrebbe sfrecciare nel 2032».
Appunto si va di corsa, cercando di non restare intrappolati nel pantano delle polemiche, dei distinguo, degli stereotipi. Il presidente dell'Anac Giuseppe Busia esprime dubbi e teme uno squilibrio a vantaggio dei privati sul partner pubblico, ma il vicepremier non sembra pensarla allo stesso modo: «Gli italiani risparmieranno qualche miliardo di euro di multe che i privati avrebbero preteso dallo Stato per l'abbandono del progetto negli anni scorsi. Questa è la realtà».
Dalla Sicilia sempre più vicina all'Italia e dall'Italia all'Europa, sullo sfondo delle elezioni del 2024. Quello del vicepremier è, ci si perdoni il gioco di parole, un messaggio urbi et Orban: «Io per il 2024 immagino un centrodestra che tenga dentro tutti, ma proprio tutti. Nessuna esclusione, nessuna scomunica, nessun veto».
C'è la Meloni che coltiva un progetto conservatore, depurato dagli estremismi, e Forza Italia sogna un Europarlamento con baricentro centrista. Insomma, il nuovo asse fra popolari e conservatori sostituirebbe la vecchia alleanza fra popolari e socialisti, ma eviterebbe abbracci pericolosi con i partiti più o meno impresentabili.
Salvini però da questo orecchio non ci sente: «Mi spiace ma io non farò e non condividerò liste di proscrizione. Io voglio governare con i popolari, con i conservatori, ma anche con la Le Pen, con gli olandesi, con i polacchi, gli spagnoli e i tedeschi. Ricordo che a breve avremo due elezioni molto importanti in Spagna e Polonia. Credo che la destra si affermerà in questi due paesi, ma naturalmente dovremo valutare la consistenza dei voti raccolti sul campo».
In ogni caso, nessun imbarazzo per portare tutti a bordo, anche i tedeschi di AfD: «Qualche anno fa erano problematici, ora si stanno riorganizzando, hanno nuovi leader e insomma non sono più quelli di prima».
Porte aperte per loro, Salvini si prepara alla contesa del 2024 e intanto cerca di tenere il passo per la sfida del 2026. Quella del Pnrr. «Leggo su alcuni giornali che io guiderei la pattuglia dei ritardatari e allora voglio tranquillizzare tutti. Spenderemo i quasi 40 miliardi a nostra disposizione fino all'ultimo centesimo. Anzi, ho detto a Fitto che se dovessero avanzare fondi da altri capitoli di spesa, sono pronto a impiegarli subito. Ho una lista lunghissima di interventi possibili: case popolari, studentati, poi oltre un miliardo contro la dispersione idrica e una serie di dighe che attendono il finanziamento giusto».
Infine, un cenno alle strade: «Stiamo preparando un disegno di legge per mettere ordine nel mondo dei monopattini.
Il far west deve finire: ci saranno limiti di velocità da rispettare, assicurazione, casco e chiamerò alle loro responsabilità le società di noleggio. Abbiamo avuto troppi incidenti e troppi morti, ora è il momento di intervenire».
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